- Ripristino legalità costituzionale nello Stato italiano, delle libertà e dei diritti fondamentali e superamento definitivo delle politiche di “chiusura” della Sicilia
Il nostro partito si chiama “Siciliani Liberi”. Siamo “Siciliani”, ma prima di ogni altra cosa siamo “Liberi”. Non possiamo dimenticarci del gravissimo momento che stiamo affrontando all’interno dello Stato italiano che, come gran parte del mondo, non è solo stato colpito dalla gravissima crisi pandemica del 2020, ma – con il pretesto della stessa – è stato privato delle ordinarie modalità di funzionamento di uno stato democratico e di diritto.
Dal 31 gennaio 2020 la Costituzione è sostanzialmente sospesa, il Parlamento svuotato, le “norme” affidate tutte al potere esecutivo, su “dettato” apparente di comitati tecnici di oscura nomina, e sostanzialmente sotto dettatura internazionale. I conseguenti “aiuti”, in gran parte falsi, in quanto prestiti o comunque inferiori tanto alle necessità quanto al residuo fiscale dovuto all’Unione, sono imperniati su una pesantissima condizionalità che ha svuotato del tutto ogni forma di sovranità persino nello Stato che oggi opprime la Sicilia, portandoci all’infelicissima condizione di “colonia di colonia”.
Il mondo intero, ma in particolare il cosiddetto “Occidente” è oggetto di una grande riassestamento economico, politico e sociale, in cui tutti i punti di riferimento del passato, anche recente, sembrano saltati a favore di una concezione dispotica di stato autoritario, fondato sul controllo totale, sul monopolio dell’informazione, sulla discriminazione e marginalizzazione della dissidenza, sul materiale impedimento di qualunque forma di opposizione pacifica e democratica, e finanche del diritto di riunione e di manifestazione, fortemente compressi.
Ma non sono solo i diritti politici, o i rapporti economico-sociali, ad essere gravemente compromessi. Gli stessi diritti umani e libertà fondamentali dell’uomo appaiono in via di trasformazione, apparentemente temporanea, in “concessioni amministrative”, fondate su un sistema di credito sociale. L’imposizione di un lasciapassare collegato all’accettazione di una politica sanitaria, peraltro neanche immunizzante, ha di fatto negato a chi dissenta, oggi da questa politica sanitaria, domani potenzialmente da qualunque decisione amministrativa ammantata di “scientismo”, i più elementari diritti quali quello alla libertà personale, alla circolazione, alla disposizione del proprio corpo, e finanche al lavoro, e quindi alla sopravvivenza fisica.
Di fronte a questa aberrazione “Siciliani Liberi” ritiene prioritario il ripristino immediato dello stato di diritto, della libera discussione e informazione su qualsiasi tema, perché non ci sarà mai alcuna libertà per la Sicilia se dapprima non è garantita la libertà della persona umana.
In questo quadro non si vuole trascurare né minimizzzare alcuna emergenza sanitaria, né sindacare il diritto dello Stato (e per noi della Regione/Stato che vogliamo) di adottare ed incoraggiare o consigliare specifiche politiche sanitarie, anche di tipo vaccinale naturalmente. Ma siamo soprattutto preoccupati dell’uso economico, politico e sociale della “crisi”, adottato per stravolgere tutti i diritti conosciuti e le libertà e condurre i popoli ad una nuova edizione di schiavitù.
Bisogna separare la tutela della salute dagli interessi oligopolistici, mandando a casa i soliti “esperti” e decidendo in autonomia, senza alcun condizionamento esterno. La prevenzione, le cure precoci, domiciliari prima e ospedaliere poi, la naturale endemizzazione faranno il loro percorso, accompagnate, dove necessario, da campagne consigliate di profilassi e, solo in casi estremi, e di emergenza dettata da numeri oggettivi, trasparenti e stabili, da provvedimenti restrittivi della libertà. Senza entrare nello stretto merito tecnico, che deve essere lasciato ai sanitari (e, aggiungiamo, sanitari “liberi” di parlare, senza rischio di ostracismo, espulsione, o simile discriminazione per il parere professionale formulato), ribadiamo che è la politica che deve guidare la tecnica e mai viceversa. Ciò che nulla toglie, ovviamente, alla libertà vaccinale, e all’introduzione di vaccini adeguatamente testati ed eventualmente consigliati per le categorie più a rischio.
Il controllo, eventuale, dei flussi da e per la Sicilia, da qualunque parte provengano, senza sconti politici per gli arrivi “irregolari”, quando necessario, non può mai tradursi in un sequestro totale dei Siciliani, come purtroppo avviene oggi, quando addirittura tutti i Siciliani che non si piegano ai diktat sanitari romani sono condannati al confino nell’Isola, e ancor peggio nelle isole minori.
In ogni caso la competenza per gestire questa ed ogni emergenza sanitaria, vista la facile controllabilità dei confini insulari, non deve mai spettare al Ministero italiano, ma deve essere una competenza nostra, garantita costituzionalmente e di cui pretendiamo il massimo rispetto.
La Sicilia, quindi, va riaperta, progressivamente, tutta! Senza schedature, senza tracciamento globale. L’unica “normalità” che conosciamo e riconosciamo è quella oggi definita impropriamente “vecchia”. Il nostro primo segnale di libertà sarà mai più coprifuoco, mascherine all’aperto (ove non vi siano assembramenti e in condizioni di reale necessità) e altri simboli di regime, del tutto inefficaci da un punto di vista sanitario, per ammissione delle stesse autorità che li hanno istituiti, ma imposti “per dare un segnale”; segnale di pura sottomissione aggiungiamo noi.
La sospensione della Costituzione va denunciata e interrotta: che Statuto avremo mai se neanche la Costituzione nel quale è incardinato è attiva? E così vanno ripristinati immediatamente i diritti politici, di riunione, di associazione, la libertà di spostamento, l’inviolabilità della persona e del domicilio, il diritto al lavoro e tutti gli altri diritti fondamentali violentemente calpestati dall’inizio della crisi pandemica.
Tutto ciò è “precondizione” per lo svolgimento della nostra attività politica.
- Dalla parte della Sicilia che produce
In passato il Sicilianismo è stato molto attento alle ragioni del pubblico impiego e dei precari. A questi ultimi, e alle ferite lasciate aperte dall’assistenzialismo sono dedicate ampie pagine del nostro Programma, che certo non rinneghiamo. Come non rinneghiamo che nessuna società può mai funzionare bene senza una efficiente pubblica amministrazione, che va considerata una risorsa, un importantissimo fattore della produzione. La P.A. in tal senso deve essere uno strumento snello, focalizzato sulla programmazione e sui controlli, per mezzo di adeguati investimenti anche in tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Ma oggi dobbiamo cambiare priorità. Oggi c’è la Sicilia che produce valore aggiunto che è minacciata di morte. Nessun partito euro-italianista può geneticamente difendere le imprese e le professioni siciliane. Questo compito tocca a noi, solo a noi.
Le imprese agricole, quelle della ristorazione, del turismo, della pesca, dell’agro-industria, dei servizi, delle professioni, dell’artigianato, sono in grave pericolo.
Ancora una volta il nemico è la globalizzazione che punta al “Grande Reset” e alla chiusura di tutte le imprese a conduzione familiare, anche quelle medie, industriali o commerciali, e persino quelle grandi che non rientrino nelle logiche del grande capitale finanziario apolide.
Noi abbiamo il dovere di farci carico dei problemi di queste categorie, e lasciarle lavorare in pace e prosperare. Non ci sarà nessuna politica per i giovani se non ci sarà impresa. Non ci sarà alcun gettito fiscale da redistribuire se questo non sarà prodotto nei settori nei quali la Sicilia è vocata.
L’impresa siciliana ha bisogno di sburocratizzazione, servizi pubblici, trasporti, viabilità, infrastrutture, forza contrattuale contro il brokeraggio speculativo esterno, assistenza commerciale sui mercati dove collocare il nostro prodotto di nicchia di qualità, e protezione interna, a tutela anche della salute dei Siciliani. Il prodotto immesso in Sicilia deve soddisfare elevati standard qualitativi e gli approvvigionamenti interni devono favorire, anche pro quota, il prodotto interno. Il sistema delle autorizzazioni preventive, vera palla al piede dell’imprenditorialità, va sostituita con i sistemi di controllo ex post (fatta eccezione per le autorizzazioni ambientali/sanitarie e per le nuove costruzioni).
Altro fondamentale capitolo è il credito: la Sicilia che produce ha bisogno di credito per crescere e prosperare, non di usura. E infine di controllo del territorio e sicurezza, a tutti i livelli, dalla lotta al pizzo, a quella alle combriccole politiche dell’antimafia di professione. La giustizia civile deve avere tempi certi, la custodia cautelare delle aziende non deve distruggere patrimoni imprenditoriali ma rilanciarli, responsabilizzando adeguatamente gli amministratori preposti. Rilancio dell’impresa e riqualificazione urbana devono andare di pari passo: botteghe, percorsi turistici, ristorazione, svago, tempo libero, alimentazione di eccellenza devono diventare tutt’uno con l’immagine della Sicilia nel mondo. La terra della felicità e della bellezza.
- Fermare la fuga dei giovani e difendere la famiglia, nucleo essenziale della società
In questi anni la Sicilia ha conosciuto una grande novità: il movimento “Si resti arrinesci”. La rivendicazione di questi giovani, per costruire la loro vita nella loro Terra, è sacrosanta. La Sicilia non avrà futuro se restano solo gli anziani. La priorità della poolitica siciliana deve essere nel segno dell’impiego e dell’autoimpiego dei giovani. Ma a questo fondamentale dato economico, al quale devono essere volte tutte le energie della nostra politica, deve congiungersi la stabilità, del lavoro e del reddito, a contrario di tutto ciò che oggi predica l’anarco-liberismo. Un aiuto deve essere dato alla famiglia, a chi fa figli, a chi si prende cura di chi ne ha più bisogno. Di queste funzioni deve essere riconosciuto l’altissimo valore, non solo di coesione sociale, ma anche economico e culturale.
La Sicilia che sogniamo è a misura di bambini e di giovani coppie. A tutti deve essere concesso un diritto alla casa, e così pure alla tutela del piccolo risparmio familiare, della piccola proprietà, contro gli espropri, la proletarizzazione, la precarizzazione verso cui spinge il partito unico europeista e italianista. Si ribadisce quindi, per garantire un futuro alla Sicilia il nostro consolidato sostegno ad ogni politica di difesa della famiglia e del reddito familiare, soprattutto per determinate categorie meritevoli di tutela. Il sostegno, non disincentivante rispetto ad una ricerca attiva del lavoro, va quindi soprattutto a chi non lavora per motivi indipendenti dalla sua volontà, ovvero per svolgere essenziali funzioni familiari di cura delle prole e/o di persone non autosufficienti, ovvero per costruire il proprio futuro e quello della Nazione siciliana: i disoccupati, le casalinghe, gli studenti universitari, i lavoratori in riqualificazione o inseriti in programmi di reinserimento.
I giovani non si aiutano con pseudo-diritti, falsi e vuoti. I giovani si aiutano con un reddito stabile e adeguato, dando loro la possibilità di esprimere le loro potenzialità a casa loro. Si aiutano investendo nella Scuola, nella Formazione professionale (quella “vera”, guidata dalle esigenze del mondo del lavoro), nell’Università, nelle Arti e nella Ricerca.
La Sicilia ha un grande patrimonio da salvare, naturale, artistico, culturale, infrastrutturale, etc. ma il patrimonio più importante è quello umano, la nostra più grande ricchezza.
- Non esiste un’altra Europa
Un altro punto su cui fare chiarezza è l’Europa. Noi dobbiamo distinguere tra la tattica e la strategia. L’Europa sulla carta riconosce provvidenze e diritti differenziati per le regioni insulari, che abbiamo il diritto e il dovere di far valere. Ma – a differenza del regionalismo classico europeo – ci corre l’obbligo di dire che questa Europa è nemica dei popoli, e, per certi versi, irredimibile.
L’Europa porta solo un ordinamento oligopolistico, dominato dalla grande finanza globale, antidemocratico, succube di un atlantismo aggressivo che non ci appartiene, portatore di visioni della famiglia e della persona disumane. L’Europa dell’austerità è finalizzata all’egemonia tedesca e, quando l’Italia, come nel caso del Recovery Fund, usa la propria sovranità statale per vessare le regioni più deboli, vilmente si gira dall’altro lato, condannandoci a un ruolo insostenibile di “Colonia di colonia”. L’Europa usa la politica monetaria come randello per distruggere le sovranità e i popoli. E – va detto con chiarezza – ad oggi non esiste un’“altra” Europa.
Noi non difenderemo la sovranità italiana contro l’Europa se questa prima non riconoscerà i nostri diritti sul piano interno. Noi andremo in Europa per difendere i nostri diritti e la nostra sovranità. Oggi, con lo Status speciale che i Trattati ci riconoscono. Domani, se saremo Stato a sé stante, con un trattato associativo stipulato nel comune interesse, ma non con un’adesione pura e semplice.
L’euro, invece, non potrà essere sostituito a breve: va detto con sincerità. Per molti anni ci si dovrà accontentare di una doppia circolazione. La Sicilia nel tempo dovrà riprendere la propria sovranità monetaria, ma responsabilità ci impone di programmare una conquista di questo genere su un ampio arco di tempo pluriennale, quando la struttura economica e la credibilità del nostro Paese, rinato, ce lo consentirà senza traumi.
- La Sicilia è la nostra Nazione
Uno degli aspetti più inquietanti della globalizzazione è la distruzione dell’identità dei popoli. Siciliani Liberi si caratterizza come partito di raccolta dell’Identità Siciliana e su questo non deve esserci alcuna ambiguità.
Esso potrà trovare punti di convergenza, sul piano economico e sociale, con le altre regioni vittime del colonialismo interno italiano, ma non potrà mai esserci alcuna confusione politica con il meridionalismo. La Sicilia ha bisogno della sua voce distinta nelle istituzioni, e non potrà andare al traino di alcuna forza nazionale italiane, mentre può e deve ragionevolmente disporre, sul piano tattico, quelle alleanze e trattative che saranno necessarie alla nostra causa.
La difesa della nostra Nazione è anche e soprattutto un fatto culturale ed etnico. Noi difendiamo il Popolo siciliano dall’estinzione per assimilazione di modelli culturali anonimi e globali, per mancata difesa dei nostri confini meridionali marittimi dalla destabilizzazione in atto, per la distruzione delle nostre famiglie, per lo svuotamento dei centri rurali e montani.
A questo bisogna contrappore una valorizzazione della nostra storia, dei nostri beni culturali, della nostra identità nazionale, paralizzata, quasi atrofizzata, dal 1816 ad oggi. Ma noi non vogliamo costruire un modello di Nazione Siciliana ripiegata solo sulla nostra tradizione, per quanto unica al mondo, ma innestarci in questa tradizione per renderla creativa e proiettata nel mondo di oggi. Le nostre città e i nostri borghi, il nostro modello di società e cultura, il nostro patrimonio linguistico, letterario, artistico, musicale, dovrà trovare uno speciale impulso. Mai più mitologia delle “dominazioni” o di “luogo di incontro tra popoli”, ma senza dare contributo con una identità propria a questo incontro, bensì – al contrario – “Civiltà siciliana”, nata dalla felice sintesi tra Occidente e Oriente unica al mondo.
- Attuazione integrale dello Statuto e costituzione dell’intero territorio regionale in Zona Economica Speciale Integrale
Il cuore “storico” del nostro programma, resta sempre la nostra agenda politica di base, punto di riferimento per ogni convergenza con altre forze politiche. Esso si sostanzia, in breve, nell’attuazione integrale dello Statuto del 1946, nel suo tenore logico-letterale, e non secondo le interpretazioni abrogative che dello stesso sono state date. E così pure, sfruttando appieno il dettato del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea sulle regioni insulari e trasnfrontaliere, innestando le norme statutarie in un complessivo pacchetto normativo che definiscano uno status economico-giuridico speciale, condizione ineliminabile perché la Sicilia possa trovare un proprio percorso di sviluppo. Il contenuto di questo complesso intervento normativo, il cui esito è quello di una semi-indipendenza di tipo confederale, è articolato con maggiore dettaglio nel nostro Programma, cui facciamo integrale rinvio, ma in estrema sintesi esso comporta:
- Devoluzione integrale a Regione e Comuni di tutte le entrate pubbliche maturate in Sicilia, fatto salvo quanto serve allo Stato italiano per la difesa dell’Isola, per la sua rappresentanza diplomatica, la partecipazione al costo degli organi costituzionali centrali;
- Fiscalità di vantaggio, o comunque autonomia, deliberata in piena autonomia dal Parlamento Siciliano;
- Perequazione infrastrutturale con risorse dedicate (Fondo di Solidarietà Nazionale), con interventi in particolar modo sulla rete di trasporti e sulla Scuola, vera infrastruttura immateriale;
- Status doganale speciale;
- Moneta fiscale complementare, anche sotto forma di certificati di credito fiscale, per immettere liquidità nel mercato siciliano, favorire il consumo dei prodotti locali (km 0) ed aumentare di conseguenza la base imponibile del gettito regionale; detta moneta per le transazioni interne sarà pubblica, irredimibile e priva di interessi;
- Devoluzione integrale di tutta l’amministrazione pubblica alla Regione, inclusa l’Agenzia delle Entrate, e la Polizia e gli altri organi statali dell’Isola, affidati al Presidente come “Ministro/Luogotenente” dello Stato italiano in Sicilia, con l’eccezione delle sole Forze Armate, costituite tuttavia in comandi separati, e con quella, transitoria, dei sistemi di previdenza e assistenza sociale;
- Imposizione sui redditi con un tetto e secondo un’imposizione proporzionale con detrazioni per i redditi bassi e familiari a carico sino ad una soglia di esenzione per i redditi di sussistenza;
- Agevolazoni fiscali per gli insediamenti esteri eco-compatibili e che creino lavoro stabili, e per lo stabilimento in Sicilia di non residenti dotati di reddito (pensionati);
- Abbattimento del costo della vita attraverso una generalizzata diminuzione dell’IVA e delle accisse, in special modo sulle fonti energetiche e carburanti;
- Controllo regionale, per mezzo di apposite autorità di vigilanza, del sistema bancario, assicurativo e finanziario regionale, senza intromissioni da parte dello Stato italiano;
- Controllo pubblico (regionale o comunale) delle risorse fondamentali e di alcune attività strategiche: fonti di energia, beni culturali e ambientali; anche se private saranno sotto stretto controllo pubblico; l’iniziativa privata pienamente libera ed incentivata, ma lo Stato/Regione manterrà il controll, e la centralità, senza impedire la presenza di un efficiente privato, in alcuni settori sensibili: sanità, previdenza, istruzione e ricerca, energia, trasporti di linea, servizi a rete, controlli sul sistema bancario, assicurativo e finanziario; il sistema di erogazione dell’acqua resterà integralmente pubblico.
- Verso lo Stato di Sicilia
Il programma e le priorità di cui sopra non pregiudicano quella che è l’aspirazione ultima del Movimento: il passaggio dalla Regione, anche confederata, allo Stato di Sicilia indipendente. Se la propria condizione di colonia sarà immediatamente rinegoziata, questo non pregiudica, nel medio termine, il nostro obiettivo finale. La proclamazione dell’indipendenza avverrà, dopo una negoziazione con lo Stato italiano, attraverso una delibera del nostro Parlamento, e una consultazione referendaria controllata internazionalmente. Sono possibili anche stadi intermedi, in cui la Costituzione italiana venga modificata per riconoscere esplicitamente il rapporto confederale tra Sicilia e Italia. La Regione, nell’inerzia od ostruzionismo da parte dello Stato, deve poter attuare anche unilateralmente i propri spazi garantiti di Autonomia.
I rapporti con l’Unione Europea dello Stato di Sicilia saranno rinegoziati di conseguenza, nel solo interesse nazionale siciliano, in funzione del grado di sovranità/indipendenza conseguito e saltando in ogni caso l’intermediazione italiane nella rappresentanza e nei negoziati con l’Europa.
W la Sicilia libera e indipendente. An.Tu.Do.!