Il 26 Maggio sit-in di Siciliani Liberi all’Ars: giù le mani dallo Statuto e dalla Sicilia!

Giovedì l’intestazione di due sale a Pio La Torre e Piersanti Mattarella: bene, ma i ‘commemoratori’ tradiscono la loro memoria e senza alcuna legittimità parlano di riformare lo Statuto. Saremo lì, davanti a Palazzo Reale, per ricordare loro tutta la loro incoerenza…

 

 

Giovedì 26 maggio, in ricordo dei 69 anni dalla prima convocazione del Parlamento Siciliano la sala Gialla e la sala Rossa di Palazzo Reale- sede dell’Assemblea Regionale Siciliana- saranno intestate a due eminenti politici autonomisti: Piersanti Mattarella e Pio La Torre. I due politici siciliani pagarono con la vita il loro tentativo di dare alla Sicilia dignità istituzionale. Nella Repubblica Italiana chi tentava di liberare la Sicilia- quindi di applicare l’Autonomia- da mire colonialistiche di ogni tipo e dalla politica affaristico-mafiosa- moriva.

Giusta quindi l’idea di ricordarli dedicano loro due tra le sale più belle dell’Ars. Le stesse persone, però, che oggi “commemorano” i due autonomisti rischiano di tradirli nei fatti.  Cosa hanno fatto i nostri deputati per opporsi agli scippi dello Stato italiano (ammessi, finalmente, anche dallo stesso assessore all’Economia, in questa intervista a l’Espresso)? Niente. Cosa hanno fatto per difendere i Siciliani dal Muos di Niscemi? Niente. Anzi, gli indegni eredi di La Torre- noto per le sue battagli antimilitariste oltre che autonomiste- lo hanno sostenuto.  E l’elenco potrebbe continuare. Violazioni dello Stauto e tradimenti dell’Autonomia sono all’ordine del giorno anche di questa misera legislatura. 

Per inciso, noi indipendentisti siamo già oltre questo Statuto che l’Italia non ha mai voluto applicare, ma siamo anche convinti che nel frattempo la trincea debba essere mantenuta senza nessun arretramento. Lo Statuto non si tocca, intanto perché non è stato mai attuato, ma anche perché è stato gestito da mani sbagliate, perché, nelle mani giuste, è il primo nucleo dei quello Stato sovrano di Sicilia che noi costruiremo. Si possono, e forse si devono, solo fare manutenzioni “tecniche”, che adattino il linguaggio giuridico ai tempi e ai contesti attuali, e soprattutto che superino le interpretazioni abrogative che Governi e Consulte italiani hanno dato loro nel tempo. Sappiamo invece che, in questi stessi giorni,  è  stata risuscitata la “Commissione Statuto”, per una eventuale riforma, senza neanche aspettare l’esito della consultazione referendaria di ottobre. Con il SI o con il NO ci saranno due tipi diversi di Statuti speciali.

A quale modello fanno riferimento i “revisori” dello Statuto? Prudenza vorrebbe che almeno si aspettasse l’esito di quella che sarà la legge-quadro nella quale lo Statuto andrà a collocarsi. Ma così non è. Trapelano bozze di revisione dello Statuto che non ci rassicurano per niente. Accanto ad alcune cose interessanti, che per brevità non riportiamo, si parla di modifiche pericolose e castranti. Si parla di abdicazione su passi qualificanti dello Statuto, come la sostituzione dei prefetti con funzionari siciliani di cui all’art. 15, la polizia siciliana di cui all’art. 31, la possibilità della Sicilia di partecipare alla gestione valutaria o di emettere moneta complementare, implicitamente garantite dagli artt. 40 e 41. Si mantengono le competenze e funzioni “concorrenti” oggetto di continue frodi da parte dello Stato, anziché passarle coraggiosamente a funzioni esclusive, visto che ormai l’orientamento statale va comunque verso l’abolizione di queste competenze “ibride”, ma soprattutto si parla di una drastica “tosatura” di entrate tributarie, a favore dello Stato, quasi che i furti di questi anni non fossero stati abbastanza.

Con che diritto i mandatari dei partiti italiani tolgono risorse ai Siciliani senza chieder loro il parere? Certo, comprendiamo, così la loro carriera politica è assicurata, ma pensare alla Sicilia ogni tanto no? Si restaura il Commissario dello Stato, ma con un controllo a consuntivo (e questo non è un male) ma l’Alta Corte scompare per sempre, lasciando definitivamente la Sicilia alla mercé delle interpretazioni abrogative della Corte Costituzionale. Non si è nemmeno pensato all’escamotage della “sezione staccata con membri aggiunti”, che potrebbe salvare tanto l’unità di giurisprudenza costituzionale (che peraltro non sta scritta da nessuna parte nella Costituzione) quanto la tutela speciale che solo un’Alta Corte siciliana potrebbe garantire. Ma Ardizzone sta mantenendo le promesse (fatte a chi? A Roma?) di “tagliare i rami secchi dell’Autonomia”.

Per noi gli unici rami secchi sono questi deputati, la cui mancata prossima elezione e la cui delegittimazione sono ormai cosa certa. E’ di loro che devono liberarsi i Siciliani, e non devono permettere che, prima di andarsene, sfregino in maniera irrecuperabile l’unica Carta che possa ancora difenderci, se ben utilizzata, dai comitati d’affari e dai poteri forti italiani e globali. Come ciliegina sulla torta creano quasi una sorta di “senato regionale” nel Consiglio delle Autonomie, senza però dargli a quel punto quel potere legislativo che potrebbe tutelare i poveri comuni dall’arroganza statale e regionale e, dulcis in fundo, tornano all’elezione parlamentare del Presidente, sia pure in maniera mascherata. Dopo 18 mesi l’Assemblea potrà sfiduciare il Presidente e sostituirlo. Noi non siamo contrari per principio all’elezione indiretta del Presidente. Ma allora l’Assemblea non deve essere la somma dei notabili, bensì eletta con un sistema che garantisca tanto il diritto di tribuna per il voto d’opinione quanto la stabile presenza di una maggioranza. In questo modo, con questa “non-legge elettorale” che c’è, significa che chiunque vinca, i 70 califfi poi si mettono d’accordo per spartirsi la torta all’insaputa dei cittadini. Ma forse, se non fosse una tragedia per la Sicilia, sarebbe un bene vedere finalmente alla luce del sole le cosiddette presunte destra e sinistra italiane andare a braccetto.

Solo la prossima legislatura, legittimata da un dibattito aperto, dall’esito del referendum costituzionale e, speriamo, anche da un’autorevole presenza indipendentista, potrà aprire una vera fase costituente per la Sicilia. Questi dimissionari non si devono permettere di far altro che lasciare qualche proposta a chi dovrà fare il lavoro dopo di loro. Per questo noi diciamo oggi: Giù le mani dallo Statuto e giù le mani dalla Sicilia! E speriamo che il Popolo Siciliano sia con noi in questa difesa dei nostri diritti.

Tutta la cittadinanza è quindi invitata giovedì 26 in Piazza del Parlamento, sotto la sede dell’ARS, con bandiere siciliane, alle ore 17, per bloccare ogni tentativo di colpo di mano da parte di una partitocrazia impresentabile e corrotta ai danni dello Statuto.

Rispondi