In fumo sotto i nostri occhi il nostro patrimonio più grande

 

 

Non ci sono parole per esprimere l’amarezza che abbiamo provato ieri nel vedere andare in fumo pezzi così importanti per il nostro territorio. Non sono solo i rischi per le persone, pure gravissimi, a preoccuparci, ma i danni permanenti che questi incendi causano. Ad ogni incendio di questi diventiamo più poveri, più poveri per sempre della più importante delle nostre risorse. Il territorio sta a una nazione come il corpo sta a una persona. Se ti rubano 100 euro puoi rimediare, se ti spezzano una gamba non sempre.

 

E questo alimenta la rabbia, rabbia esasperata dalle strumentalizzazioni che abbiamo sentito a destra e a manca. Diciamo le cose come stanno. Questa non è una battaglia “sicilianista”, questa è una battaglia “siciliana”, dove tutti i Siciliani dovrebbero trovare un modo di mettere da parte l’ascia da guerra e considerare la salute pubblica quel terreno che ci dovrebbe accomunare tutti. E perché queste cose non accadano mai più, secondo noi Siciliani Liberi, bisogna tentare di andare alle cause più profonde del fenomeno. Queste, a nostro avviso sono tre.

La prima, sulla quale si può agire solo a livello globale, è il processo di desertificazione in atto. Su questo, al nostro livello, non abbiamo nulla da fare, se non dare il nostro piccolo contributo per una conversione totale dalle energie fossili alle rinnovabili, e sul totale riciclo dei rifiuti. Goccia nell’oceano si dirà. Sì, forse, ma tutte le scelte politiche italiane e siciliane, dalle trivelle agli inceneritori, vanno esattamente nella direzione opposta.

La seconda è l’azione degli sciagurati piromani. E’ evidente che c’è una regia. Ma sembrano fantasmi. Nessuna intelligence, nessun servizio di prevenzione o di controllo che arrivi mai a prenderne uno. Se possibile, pene esemplari, e senza sconti per questi emeriti delinquenti, da qualunque parte provengano. Noi non crediamo alla “favoletta” consolatoria dei “forestali che incendiano”. I forestali sono stati appena richiamati. Il 99 % di loro almeno non ha nessun piacere di andarsi a buttare tra le fiamme. Forse qualcuno, qualche esaltato, che prova a innescare una logica di tensione e di emergenza? Ma questo qualcuno va isolato e punito. Non possiamo accettare “linciaggi collettivi”, che a questo punto fanno sospettare addirittura di una strategia inversa, fatta proprio per scaricare il malumore su una categoria considerata da eliminare. Ma non siamo investigatori. Chiunque essi siano, che siano presi e che la paghino cara, maledetti! Ma soprattutto siamo all’evidente fallimento della politica regionale di salvaguardia del territorio. Lì le responsabilità hanno nomi e cognomi e sono evidenti. Prima si dice che il servizio antiincendio non serve a niente, perché noi non abbiamo le foreste del Canada, si tolgono alla Regione le entrate naturali per portarle a Roma, si continua a gestire la manutenzione del territorio non con un corpo competente e soprattutto stabilizzato, ma sempre e comunque con la politica della sardella, cioè con le logiche assistenziali (vi diamo la proroga, ci votate ancora un po’). Il combinato disposto di questa irresponsabilità determina l’assenza di manutenzione e prevenzione degli incendi nei mesi “freddi” e l’inutile rincorsa in quelli “caldi”.

Per molto meno un Presidente della Regione dovrebbe rassegnare le proprie dimissioni se non è in grado di difendere i propri cittadini nemmeno dalle fiamme dei piromani. E se la colpa è dello Stato, che si dimetta lo stesso, perché non è stato in grado di far valere i nostri diritti minimi di cittadinanza. Ma non c’è proprio alcun modo che i Siciliani possano trovare per pensionare finalmente questa politica fallimentare dei partiti italiani e dotare la nostra Terra di un governo normale? Di un Governo che curi il territorio, con i soldi che ci vogliono, con il personale che ci vuole. Perché questo è un servizio pubblico di prima necessità. E lo diciamo ai soli Siciliani, perché purtroppo in Italia se la Sicilia brucia è visto come un problema lontano, un problema che non li riguarda. Sulle affermazioni di Alfano che dice che il coordinamento ha evitato danni peggiori non diciamo nulla per carità pietosa. Siamo noi che dobbiamo prendere in mano il nostro destino. Il fallimento di questi giorni ne è un’ulteriore conferma.

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