Montecitorio sigilla l’accordo scellerato. Dove sono i deputati siciliani?

Ieri l’ennesima vergogna romana. Quello che è successo ci dice chiaramente chi sta dalla parte della Sicilia e chi no. Ottimo l’intervento di Villarosa (M5S), ma non tutti nel suo movimento mostrano la stessa passione…

 

 

Di che stiamo parlando? Non tutti i Siciliani lo sanno e bisogna ripeterlo ogni giorno. Il Governo Crocetta di fronte a uno Stato che ruba alla Sicilia 7 miliardi l’anno solo di IRPEF e IVA illegittimamente trattenute e che, per questo, va in disavanzo e si indebita in continuazione, pregiudicando le speranze e gli interessi di un intero popolo, ha di nuovo tradito il suo mandato. Ha siglato un accordo in cui rinuncia di nuovo a tutti i proventi dei ricorsi contro lo Stato in Corte Costituzionale, nonostante l’Assemblea avesse votato una mozione di condanna del precedente accordo coloniale vergognoso, già siglato nel 2014, con il quale erano stati regalati all’Italia 5 miliardi di euro. La Regione, in cambio di un piatto di lenticchie, rinuncia a tutte le proprie prerogative finanziarie, regala i tributi dei siciliani allo Stato, e in cambio si incapretta da sola, rinunciando a tutta la propria potestà legislativa.

Non curante dell’ultima relazione al Rendiconto della Corte dei Conti persevera nell’offendere tutti i cittadini siciliani. Alcuni contenuti di quell’accordo sono stati posti nell’art. 11 nel DL 113/2016 (Misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio). Vediamo cosa dice questa norma (solo le peggiori cose, tralasciamo alcuni dettagli): 1. Alla Regione non va più il 100 % dell’Irpef maturata in Sicilia ma solo il 56,1 % (quindi il furto da ora in poi è legalizzato); 2. La Regione non avrà più questi tributi “devoluti” direttamente dall’Agenzia delle Entrate, ma saranno da ora in poi graziosamente concessi come “trasferimenti” dallo Stato che deciderà se e quando darli (per tenere la Sicilia con il coltello alla gola ogni giorno); 3. Il denaro trasferito per il 2016 è solo “prestato” per esigenze indifferibili alla Regione, ma deve essere restituito dalle entrate devolute di quest’anno; 4. Di tutte le altre entrate illegittimamente trattenute dallo Stato non c’è traccia di restituzione alcuna.

Altri punti dell’accordo, quali la rinuncia al contenzioso e ai provvedimenti del contenzioso, ovvero la rinuncia praticamente totale all’autonomia legislativa, sono regolati altrove, o con atti amministrativi della Regione, o con provvedimenti legislativi che un’Assemblea Regionale di servitori (non certo della Sicilia) si appresta a varare. Quell’accordo, siglato in condizioni di ricatto finanziario, è moralmente e giuridicamente nullo. E’ nullo per la violenza esercitata, ma anche perché completamente al di fuori dello Statuto e delle norme di attuazione. Il DL in parola dice che si applica “nelle more delle modifiche delle norme attuative”. E quindi? Prima ancora di aver modificato la norma di rango superiore (le norme attuative) quella di rango inferiore (la legge ordinaria) dispone diversamente? Ma, anche a voler modificare le norme attuative, possono queste disattendere quello che è scritto nello Statuto?

Ieri il Provvedimento è stato esaminato in sede referente dalla Commissione Bilancio e ogni proposta di emendamento è stata respinta. In questo chi ha difeso le ragioni della Sicilia in Commissione? Gli onorevoli Giorgianni e Prestigiacomo di Forza Italia, e gli onorevoli Grillo e Villarosa del M5 Stelle. Il PD e i suoi alleati hanno naturalmente fatto quadrato per difendere un provvedimento che massacra la Sicilia. Un deputato, Rocco Palese, ha addirittura osato dire che è ora di “superare” i privilegi delle regioni a statuto speciale. Ma di quali privilegi parla? Si tratta di tributi dei Siciliani! Di soldi nostri. Ma non c’è più sordo di chi non vuole sentire.

I Siciliani devono sapere tutto ciò, innanzitutto. In questo riconosciamo in particolare la passione e il contenuto dell’intervento dell’on. Villarosa, che riportiamo in basso. Noi non avremmo usato, fossimo stati lì, un linguaggio di molto differente. La sua rabbia era palesemente vera. La sua rabbia, il suo senso di impotenza di fronte alla violenza dello Stato, noi le sentiamo tutti i giorni, le subiamo. Noi, spesso in solitudine, diciamo pure “tutti i Siciliani devono sapere”, “in Sicilia non dovete prendere neanche un voto”. Questo intervento – non abbiamo alcuna riserva a riconoscerlo – è stato un vero intervento da “Siciliano Libero”. Peccato che non sempre il suo Movimento abbia avuto gli stessi toni accesi e la stessa sensibilità su questo tema.

Allora adesso, quando i giornalisti chiedono da dove si prendono i soldi per rivoltare la Sicilia non vogliamo sentire dire più “lotteremo gli sprechi”, perché questa storiella è una menzogna, tipica di tutti i partiti italiani. Se qualcuno continuerà a usare questo linguaggio sarà attaccato, perché non vogliamo vedere più code di paglia davanti all’arroganza statale. Da ora in poi vogliamo coerenza, vogliamo sentire dire chiaro e tondo ciò che abbiamo udito con le nostre orecchie: che lo Stato italiano ruba alla Sicilia ben più di quello che è il disavanzo che le si rinfaccia. Peccato che il Movimento 5 Stelle non aggiunga, a una relazione come questa: “O ci date quello che ci spetta o la Sicilia se ne va per i fatti suoi”. Ma non pretendiamo tanto. L’indipendentismo è il naturale corollario di qualunque difesa dei diritti dei Siciliani che sia seria. Ma è un percorso che non tutti hanno compiuto, c’è ancora troppa inconsapevolezza in giro. E che non possiamo pretendere certo da partiti che hanno in Italia la loro centrale.

Ma se il suo Movimento sarà coerente con queste affermazioni, se la Questione Finanziaria fosse per davvero al PRIMO punto e in questi termini per la prossima campagna regionale, secondo noi una riflessione responsabile sarebbe d’obbligo da parte di tutti, anche da parte nostra. Ma questo, e non altro, deve essere il linguaggio. Altrimenti ce ne saranno pure per loro. Finora c’è stata anche ambiguità, troppa ambiguità sul tema. Dicono che “uno vale uno”, ma a noi, francamente, non sembrano affatto tutti uguali, e ci asteniamo dal fare raffronti personali per evitare inutili polemiche. Ad ogni modo questa storia deve anche insegnare ai Siciliani che per loro non c’è spazio in Italia. Uno stato che massacra una sua regione senza pietà non è degno di mantenerci come suoi cittadini. La funzione della presenza indipendentista sulla scena politica siciliana serve anche a questo. Senza di noi, senza la nostra continua pressione, anche la Prestigiacomo e Villarosa probabilmente oggi tacerebbero.

Questo il link dell’intervento di Villarosa

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