NUOVO COLPO ALLA SICILIA CON LA SCUSA DELL’ABOLIZIONE DI EQUITALIA

 

In tempi non sospetti (28 settembre 2014) alcuni dipendenti volenterosi di Riscossione Sicilia (“Siciliani Liberi” non esisteva ancora, purtroppo), di fronte alla ormai evidente crisi pilotata di Riscossione Sicilia, l’agente regionale della Riscossione, organizzarono un incontro pubblico, cui invitarono il nostro Presidente, moderato dal giornalista Giulio Ambrosetti, organizzata presso la sede dell’Associazione Biotos di Palermo.

Per chi vuole saperne di più, la registrazione di quell’incontro si trova qui (https://www.youtube.com/watch?v=FbYqJAi5DKU) e qui (https://www.youtube.com/watch?v=WA4lSeHsJbk). 

Il Prof. Costa disse …

 

Disse, infatti, cose un po’ “impopolari” alle orecchie dei dipendenti di Riscossione.

Esattamente, disse che il problema “Riscossione Sicilia” non poteva essere risolto solo sotto un profilo aziendale. Riscossione Sicilia era solo, per i metodi di finanziamento, un “clone” (brutta copia) di un mostro, quale era Equitalia in Italia. Nei paesi civili se già il contribuente paga sanzioni e interessi per l’omesso o ritardato versamento, con quelle sanzioni e con quegli interessi si deve trovare il modo di finanziare il servizio di riscossione coattiva. Viceversa l’Italia “europea” aveva congegnato un sistema usuraio di riscossione che, già insostenibile in Italia, era del tutto pazzesco su “un corpo esausto” come quello siciliano. Quel sistema, lo ricordiamo, alimentava e alimenta le società di riscossione con “sovra-interessi” usurai. In pratica, in un mondo ideale in cui tutti o quasi pagano le tasse, la società fallisce. Insomma, una follia. Anche perché le usure impagabili, soprattutto nei territori più fragili, finiscono per ritorcersi contro la stessa società, proprio perché impagabili. A questi difetti di sistema, naturalmente, si uniscono difetti specifici di Riscossione, deliberatamente voluti da una classe politica di servi, che vuole e voleva fare andare in malore la nostra società di riscossione per poi “regalarla” all’Italia, e con essa l’ultimo polmone finanziario autonomo della Regione.

Il Prof. Costa, quindi, ai dipendenti che “desideravano” nient’altro che essere fusi in Equitalia, per legittima paura sulle proprie prospettive di lavoro e di reddito,  diede un po’ una doccia fredda, dicendo – oggi possiamo dire davvero profeticamente, non è la prima volta che “ci azzecca” – che la soluzione non stava nel farsi “nazionalizzare” da Equitalia, perdendo prospettive di carriera e centri decisionali, peraltro favorendo sempre e solo lo Stato, ma di farsi “incorporare” dall’Agenzia delle Entrate!

L’Agenzia delle Entrate, art. 37 dello Statuto alla mano, deve essere regionalizzata! Non c’è alcun motivo per il quale la finanza “fisiologica” debba essere “statale” e quella “patologica” regionale. Tutti gli uffici finanziari sono per Statuto regionali. C’è una legge, e successivi decreti, degli anni ’40 in cui Alessi si avvale “provvisoriamente” degli uffici finanziari dello Stato, pagando peraltro anche il costo dei relativi uffici, “in attesa” di dotarsi di uffici finanziari propri.

La Legge è la n. 2 del 1947 che all’art. 3 così “recita”:

Art. 3

Tutti i tributi e le altre entrate, già di spettanza dello Stato, con la sola esclusione delle imposte di produzione e delle entrate dei monopoli dei tabacchi e del lotto, sono, a partire dal 1° giugno 1947, riscossi per conto della Regione dagli Enti ed organi che sono attualmente preposti alla riscossione.

Rispetto a tali organi ed enti la Regione subentra nella posizione giuridica dello Stato. 

E com’è finita dopo 70 anni con questa provvisorietà? Al solito, è diventata definitiva, e gli uffici finanziari sono rimasti “allegramente” nelle mani dello Stato, che – non a caso – fa il bello e il cattivo tempo strangolando finanziariamente tanto la Regione quanto i Comuni. Alla faccia dello Statuto e della buonanima di Alessi!

Il punto è che in Sicilia non si può abolire Equitalia, perché un mostro come Equitalia in Sicilia non dovrebbe né potrebbe esistere dall’1 giugno del 1947. Se esiste oggi un “clone”, è per l’insipienza e il servilismo degli ascari.

A cominciare da Faraone, che subito coglie la palla al balzo per passare Riscossione sotto l’Agenzia (e fin qui, va bene, l’abbiamo detto dal 2014…) ma … nelle mani dello Stato. E ci pareva… se il prode sottosegretario non proponeva un ulteriore colpo alla Sicilia e un ulteriore regalo allo Stato.

E così prepariamoci. Da un lato gli ascari di tipo A, che vogliono regalare Riscossione allo Stato. Dall’altro gli ascari di tipo B, che magari vogliono lasciarla sopravvivere malamente, con o senza interessi vessatori, in ogni caso come malandato carrozzone, per poi magari far dire a quelli di tipo C che il problema è lo Statuto, che “ferma le riforme allo Stretto”.

Ma tutta questa vergogna ha una ragione sola, non ci stancheremo mai di dirlo: l’assenza di una forza indipendentista all’ARS.

Sabato scorso abbiamo sentito con le nostre orecchie dire a un Nazionalista (indipendentista) catalano che la loro grande ambizione è di avere “finalmente” un’agenzia tributaria catalana distinta da quella spagnola. E’ quella, a suo dire, la chiave per la sovranità.

E noi che, sulla Carta, ce l’abbiamo dal 1947?

Va bene! Sciogliamola Riscossione, e garantiamo ai dipendenti eroici trattamenti e prospettive.

Ma diamo alla Sicilia ciò che le spetta: l’Agenzia delle Entrate propria!

E a quel punto vediamo se lo Stato può continuare a ricattarci e a farci vivere in condizioni sub-umane con la complicità dei maledetti collaborazionisti che oggi “occupano” indegnamente le più importanti cariche politiche regionali.

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