Lettera aperta al Ministro De Vincenti: la No Tax Area esiste già, nello Statuto

Al Sig. Ministro della Coesione Territoriale e del Mezzogiorno,

Prof. Claudio De Vincenti,

Sig. Ministro,

apprendiamo dalla stampa il suo pubblico apprezzamento per l’idea, esternata da Davide Faraone, di costituire in Sicilia una o più “no tax area” per rilanciare un’economia isolana ormai boccheggiante.

Le “Free Zones” o “No Tax Areas” o, più propriamente, “Zone Economiche Speciali“, sono previste dalla normativa europea e certamente la Sicilia ricade in tutte le condizioni di sottosviluppo, marginalità, insularità, essere transfrontaliera, che giustificherebbero, anzi imporrebbero questa scelta.

Temiamo però che l’idea che il PD oggi vuole cavalcare, così come l’abbiamo sentita formulare, tenti più a depotenziare questo potentissimo strumento che non a renderlo effettivo.

Intanto non è di pochi punti o depositi o porti franchi che la Sicilia ha bisogno, ma di una radicale costituzione della stessa in una grande Zona Economica Speciale, nella quale le norme commerciali, fiscali, finanziarie, monetarie, che vigono nel resto d’Italia non possono valere pure per la Sicilia senza farla soccombere ogni giorno.

Ma la cosa più inquietante è che l’Italia istituzionale sembra non sapere che la “Zona Economica Speciale” in Sicilia c’è già, ed è scritta in quello stesso Statuto che lo Stato italiano non ha mai permesso fosse attuato, ed è addirittura propugnata da chi, come Faraone, di quell’Autonomia che non c’è mai stata si fa dichiaratamente nemico.

Ci fa piacere che abbiate scoperto che le sentenze abrogative della Corte Costituzionale oggi sono superate dalle norme europee che invece consentono questi ampi margini di manovra. Non è mai troppo tardi. Noi indipendentisti siamo ormai “oltre” lo Statuto, ma non potremmo che compiacerci se finalmente i partiti unitari, ora che siamo “tornati”, si ricordano che in Sicilia un’Autonomia è possibile.

Le ricordiamo appena che, Statuto alla mano, la Sicilia può, fra le altre cose:

– trattenere in Sicilia tutte le risorse tributarie che maturano nel proprio territorio, tranne pochissime entrate pubbliche, distintamente indicate per Statuto, destinate a finanziare le residue funzioni dello Stato in Sicilia;

– manovrare liberamente i propri tributi, sostitutivi e non aggiuntivi rispetto a quelli erariali, creando una zona a fiscalità di vantaggio generalizzata;

– avere competenza legislativa esclusiva, anche in deroga alle normative europee in quanto ZES, su agricoltura, industria, servizi, turismo, appalti,.… e comunque competenza legislativa anche su Credito, Assicurazione, Finanza, Sanità.…;

– partecipare, con proprio istituto bancario centrale, alla gestione delle riserve valutarie, e quindi all’emissione della moneta legale, alla stessa stregua degli altri stati sovrani;

– emettere un prestito interno infruttifero, sotto forma di certificato di credito fiscale, che funga da moneta complementare interna, parallela all’euro;

– avere normative doganali speciali, con esenzione di IVA e dazi per le importazioni di beni capitali per il settore agricolo ed agro-industriale.

Quest’ultimo punto, nel 1946 sin troppo prudente, potrebbe essere spinto un po’ più avanti, costituendo l’intero territorio della Regione in zona doganale speciale, come le Canarie per non andare troppo lontano, e con alcune zone franche integrali da individuare (il Porto Franco di Messina prima di tutti).

Con pochi modesti accorgimenti quello Statuto, integrato da alcune possibilità che sono oggi concesse dall’Europa per altre zone speciali, diventa un progetto fattibile in pochi mesi: basta avere la volontà politica.

Questo progetto esiste già, ed il “Progetto ZES” lanciato da “Siciliani Liberi”, per il quale è già partita una raccolta di firme, e che le alleghiamo.

Fa piacere – ma fino a un certo punto – che da quando lo abbiamo lanciato altri cerchino di appropriarsene, depotenziandolo e strumentalizzandolo. Così però si alimenta la confusione. Se il Governo vuole partire da questo progetto non chiediamo di meglio. Sediamoci ad un tavolo e parliamone. Ma temiamo checome fatto già da 71 anni con lo Statuto, alla fine lo Stato cercherebbe sempre di riprendersi con una mano ciò che è stato appena concesso con l’altra.

Da qui la nostra idea, Sig. Ministro. Prima di andare in Europa, vediamo cosa ne pensano i Siciliani.

Lasciamo che la prossima Assemblea, fra poco rinnovata, si dia funzioni costituenti, rinnovando dal basso il rapporto tra la Sicilia da un lato, ed Italia ed Europa dall’altro, secondo quelli che saranno i rapporti di forza democratici che emergeranno nel Parlamento Siciliano.

Nel frattempo si studi il nostro progetto, Sig. Ministro. E dica a Faraone che la Sicilia ZES è già nei Trattati europei (che riconoscono alle Isole condizioni speciali) e nello Statuto. 

Sarebbe già un buon inizio.

Rispondi