Il “fango” di Libero sulla Sicilia – Quando potremo raccontare agli italiani come stanno realmente le cose?

Oggi un bell’articolo di “Libero” è titolato così, udite udite:

SICILIA, IL SACCHEGGIO AL NORD: LE DIECI PROVE DEL FURTO DI DENARI PUBBLICI

Ormai gettar fango sulla Sicilia è uno sport nazionale. Non fa quasi notizia. E, visto che ancora i partiti italiani e i loro “servetti” locali non reagiscono, tocca agli indipendentisti mettere i puntini sulle I.

 

Sorvoliamo sulla fonte. Ricordiamo appena che l’opinionista (leggiamo da Wikipedia) è stato espulso dall’ordine dei giornalisti per aver divulgato notizie false e rivelato informazioni ai servizi segreti. Tale espulsione è stata revocata dalla Cassazione, ma solo perché prima lui stesso aveva dato le dimissioni. Ma andiamo ai contenuti.

Il tono, intanto, gravemente offensivo, da incitazione all’odio razziale. Ed è così che funziona. Non è questo o quel politico sotto accusa (figurarsi se noi difendiamo i mediocri abitanti dei nostri palazzi) ma i Siciliani in sé, come popolo.

Poi i contenuti, semplicemente FALSI.

Secondo il valente autore le tasse dei Lombardi e dei Veneti vanno a finire nel “Paese del Bengodi”, cioè la Sicilia.

Apprendiamo che la Sicilia è “il paese del Bengodi” dove “ci mangiamo la pappa degli altri”. 

Strano, non si direbbe, vivendoci in Sicilia. Molti comuni neanche pagano gli stipendi ai propri dipendenti, le nostre strade sono così malandate che mancano persino i collegamenti con alcuni paesi, gli ospedali quasi chiudono per mancanza di infermieri, ma per Farina questo è il paradiso degli sfaticati, che magari si godono la vita alle spalle di quelli che lavorano.

A lui, ma solo a lui, risulta che qui ci sia nientemeno che un “banchetto pantagruelico che assegna ai beneficiati porzioni ciclopiche”. Chi vive in Sicilia può ridere di queste affermazioni, platealmente stridenti con la fame che ormai aleggia in Sicilia più che in ogni altra parte d’Italia. Ma non c’è nulla da ridere. L’Italia è lunga, molto lunga. E chi vive a 1000 o 1500 km di distanza, leggendo queste “favole”, peraltro ripetute ogni giorno, ci crede. E credendoci trova un capro espiatorio per i propri mali. E trovandolo ci odia, vuole levarci tutto, pure la pelle di dosso, perché lo hanno convinto che ogni boccone di pane che si spezza in Sicilia è “rubato” a loro. La gente comune al Nord, ma anche al Centro, forse da qualche parte anche al Sud, ne è convinta. Questa stampa crea 50 milioni di “nemici” dei Siciliani, che convivono con 5 milioni di Siciliani, orientando qualunque scelta nazionale in senso antisiciliano. A quel punto, essendo PURTROPPO dentro lo stesso Stato, e non potendo fuggirne dall’oggi al domani, qualunque violenza, qualunque pogrom contro i Siciliani sarà legittimato da questa campagna falsa e tendenziosa.

L’articolo usa toni sprezzanti e velatamente razzisti come “la patria dei fichi d’india” e addirittura paventa non il “fallimento della Sicilia” che è sotto gli occhi di tutti, ma – nientepopodimeno – del “Nord” che fra poco “chiude per rapina”.

Quindi si sta dicendo che la Sicilia “rapina” il Nord. E questo, nell’Italia del 2017, è lecito, senza che qualche giudice si svegli e chieda conto delle pesantissime parole razziste a giornalista e giornale. Questa è l’Italia, prendere o lasciare.

Poi cita Mieli, che sbaglia tutto.

1) Si cita il rapporto di Fiumefreddo, sul fatto che Riscossione Sicilia non riesca a riscuotere 50 miliardi di euro. Pari al 92 % delle somme iscritte a ruolo. È una bufala pazzesca. Le percentuali di riscossione di Equitalia sono peggiori e in proporzione più grandi. Se la Sicilia non incassa 50 miliardi, l’Italia non incassa 1.000 miliardi, come la mettiamo?

E poi l’errore è anche su chi è il danneggiato. Quando qualche soggetto passivo non paga tasse in Sicilia, è la Regione, sono i Comuni, siamo NOI a subirne le conseguenze, non la Lombardia o il Veneto. Anzi, come denunciato da Fiumefreddo, quando sono i petrolieri (italiani o stranieri) a non pagare le tasse, sono GLI ALTRI a non pagare le tasse alla Sicilia, le tasse A NOI dovute, non I SICILIANI A NON PAGARE LE TASSE ALLO STATO. Non cambiamo le carte in tavola per favore. La differenza non è da poco.

2) Nei 4 anni in cui Crocetta è stato Presidente l’indebitamento è cresciuto del 40 % non perché la Sicilia è spendacciona, ma perché la Sicilia SISTEMATICAMENTE COMMISSARIATA NEI SUOI ASSESSORI ALL’ECONOMIA TUTTI NOMINATI DA ROMA, ha rinunciato a tutti i proventi dei contenziosi costituzionali con lo Stato, ha cancellato tutti i residui attivi per tributi che lo Stato doveva devolvere e non ha devoluto con la scusa dell’armonizzazione contabile, ha rinunciato a reclamare proventi tributari maturati in Sicilia che le spettavano per Statuto o per altre leggi, si è vista appioppare un contributo al risanamento della finanza pubblica QUADRUPLO rispetto a quello delle altre regioni, da ultimo ha rinunciato unilateralmente e senza alcun compenso al 30 % circa della propria IRPEF. 

Insomma, in una parola, la Sicilia ha regalato in questi quasi 5 anni tutti i propri cespiti o quasi allo stato, mantenendo le spese (quasi tutta la P.A. non è a carico dello Stato ma della Regione). Non potendo mantenere in alcun modo i propri equilibri finanziari è stata costretta dallo Stato al continuo indebitamento per chiudere i conti di anno in anno, ma di che stiamo parlando?

3) I forestali non sono 23.000 ma – essendo stagionali – sono meno di 7.000 a tempo pieno equivalenti. Non sono forestali ma operai di manutenzione del territorio, e – in ogni caso – sono mantenuti dall’IRPEF dei Siciliani, pochi o tanti che siano, e non certo dai Milanesi.

4) 5)  6), 7) e 9)riguardano ciechi, invalidi, Legge 104, etc. Ebbene, cari Mieli e Farina, il comparto previdenziale ed assistenziale nulla ha a che vedere con la Regione. È gestito da enti statali, come INPS o INAIL. Lo Stato dispone ancora di Polizia, Guardia di Finanza etc. Se qualcuno ritiene che ci siano abusi, faccia i dovuti controlli, ne ha i mezzi. La Regione e i Comuni in questa storia non c’entrano niente. Noi non difendiamo certo i lestofanti (ammesso che le statistiche siano vere, visto che quelle dei precedenti punti erano così sommarie ed errate) e ci sta bene un giro di vite. Ma – ammesso e non concesso che questi abusi siano veri e rilevanti – c’è da chiedersi perché lo STATO (giacché lo ribadiamo questi comparti dipendono unicamente da Roma) ha consentito questi abusi. Forse come surrogato dei diritti dei Siciliani a non essere spolpati dall’Italia? Sussidi in cambio di voti. E il 99 % dei Siciliani che nulla c’entra con questa gente come vi permettete a criminalizzarlo. Saranno elettori del PD o di Forza Italia, i partiti che hanno governato sino ad ora. Andate a loro a chiedere il conto.

8) Questo punto è un po’ incomprensibile, forse si riferisce al fatto che i pensionati della Regione sono 16.500 mentre tutti i titolari di pensioni “di stato” (quindi non INPS) sono in Italia 29.000. Scandalo! La metà in Sicilia. E va bene, visto che siete analfabeti funzionali vi spieghiamo anche questo. Le pensioni di Stato, in Italia, sono del tutto residuali, perché dappertutto è l’INPS che dà le pensioni. In Sicilia, per una disgrazia storica, le pensioni dei Regionali ce le paghiamo da soli. Cioè – glielo spieghiamo a caratteri cubitali, per persone non molto dotate – CON LA NOSTRA IRPEF NON CON I CONTRIBUTI DEGLI ALTRI ITALIANI. Così forse è più chiaro. E, essendo nata la Regione nel 1947, è normale che ad oggi ci siano tanti pensionati. Tra l’altro sapete che molti di questi pensionati in una prima fase della loro vita lavorativa hanno versato i contributi all’INPS (quando erano statali) poi sono passati alla Regione e oggi li paghiamo senza che l’INPS abbia versato alla Regione il montante contributivo. Quindi, su queste pensioni, cari giornalisti da strapazzo, siamo noi i rapinati, non voi.

10) Il dato sulla spesa informatica mi sa di bufala pazzesca. Chissà cosa hanno guardato. Io so solo che la la Lombardia ha una controllata informatica di più di 500 dipendenti, il Piemonte più di 1000, la Sicilia ha la disgraziatissima Sicilia e-Servizi, in cui l’unico che ci ha guadagnato è solo il socio privato (un regalino di Cuffaro al Nord, uno dei tanti). E poi, ammesso e non concesso che ci siano stati sprechi, siamo sempre noi a pagare, non certo lo Stato, che in Sicilia viene a prendersi quel che vuole e lascia le briciole.

Morale? La Sicilia è “curnuta e vastuniata”.

Mieli si chiede “cosa direbbe l’Europa se sapesse”, ma si vada a fare friggere lui e la sua Europa di Dijsselbloem.

E Farina chiede il referendum per l’Autonomia del Nord.

Noi indipendentisti chiediamo un’altra cosa, semplice semplice. 

Ma se vi diamo tutto questo fastidio, perché non ve ne andate e ci lasciate in pace?

E, nel frattempo, dott. Feltri, ci ospiti per replicare sul suo giornale. Queste notizie sul vostro giornale farebbero molto rumore, e metterebbero in dubbio molte delle vostre certezze. Ci siamo limitati, per ragioni di spazio, ma il conto dei furti italiani alla Sicilia è semplicemente INFINITO.

 

 

 

 

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