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L’impegno dei Siciliani Liberi

slide2logoIl Movimento dei Siciliani Liberi sarà adesso sempre più vicino al mondo dei Pescatori Siciliani in tutte le rivendicazioni a difesa del sacrosanto diritto a esercitare la propria attività. Attività faticosa e pervasa da tanti rischi, ma anche da tanti impedimenti di una legislazione comunitaria e italiana tendenti a mettere molto spesso in ginocchio il settore della pesca.
 
Ma andiamo con ordine. Il recentissimo sequestro, a opera delle autorità tunisine avvenuto in acque internazionali, nel Canale di Sicilia a sud di Lampedusa, del peschereccio Anna Madre (motopesca del comparto di Mazara del Vallo) fa maturare sempre più la considerazione, tra gli operatori del settore, che i pescherecci non siano messi nelle condizioni di lavorare in sicurezza e non godano di un’adeguata tutela mentre svolgono la propria attività in acque internazionali.
 
*I rapporti con i paesi arabi*
 
Da anni i pescherecci Siciliani vengono letteralmente assaliti dalle autorità tunisine (e non solo …) che, per mezzo di veloci motovedette, si comportano da veri e propri moderni pirati, i quali, molto spesso sparanoai pescherecci all’altezza della cosiddetta linea del bagnasciuga, ovvero la zona della carena con la deliberata intenzione di affondare l’imbarcazione.
 
I vari governi italiani che si sono succeduti, da quando il fenomeno dei sequestri dei pescherecci si è manifestato, non hanno saputo prendere le giuste misure in materia di tutela della nostra flotta peschereccia e, mentre i pescherecci di altra nazionalità possono venire a pescare liberamente nei nostri mari e trovare anche riparo d’ormeggio nei nostri porti, ai nostri pescherecci tutto ciò non è consentito.
 
Nel Mediterraneo stazionano costantemente due navi della Marina Militare, assegnate alla difesa dei nostri pescherecci, che per accordi fatti dai rispettivi governi sono autorizzate a navigare soltanto in alcune fasce marine delle zone di pesca. Può accadere che i pescherecci chiedano assistenza in altre fasce marine, non previste dagli accordi, e le navi della Marina Militare si trovino costrette a non intervenire (ovvero quando autorizzate dal competente ministero è già troppo tardi).
 
*Il caso Malta*
 
Si parla poco, invece, del “caso Malta”.  Questa fattispecie coinvolge i nostri pescherecci che effettuano un’altro tipo di pesca, proprio a ridosso della fascia costiera di Malta, la pesca cosiddetta “locale” che ha una durata di pochi giorni (a differenza di quella della flotta mazarese classificata come pesca “industriale”) con battute di pesca di circa un mese.
 
Malta, nonostante sia più piccola della Sicilia, è meglio tutelata dagli accordi che il governo nazionale ha stipulato con quello maltese, il quale, tra l’altro ha stabilito, dentro il limite di 25 miglia dalla costa, il divieto di pesca a  pescherecci di altra nazionalità. Non si possono non ricordare, nel corso degli anni, il sequestro, da parte delle autorità maltesi, dei tanti nostri pescherecci e i metodi usati, fatti da abbordaggi e mitra spianati, come se i pescatori fossero dei terroristi dimenticando che si tratta di laboriosi lavoratori e padri di famiglia. 
 
*L’impegno dei Siciliani Liberi*
 
Il Movimento dei Siciliani Liberi si farà parte attiva, con tutti i soggetti interessati, nel sorreggere le legittime istanze degli operatori del settore della pesca a partire dalla  dal rivisitazione della giungla dei confini internazionali: altri paesi come la Spagna, la Libia e la stessa Malta hanno allargato i propri confini territoriali rispetto alle operazioni di pesca, mentre in Sicilia ciò non è avvenuto. Questo primo passo favorirebbe la soluzione di alcune problematiche della pesca, che sono tante e che coinvolgono piccole e medie imprese pescherecce.
 
Il Movimento dei Siciliani Liberi sensibilizzerà tutte le istituzioni interessate affinché possa avvenire l’apertura alla pesca di vaste zone chiuse dal 1990 e in particolare i golfi di Catania, di Patti e di Castellammare del Golfo, oltre a proporre modifiche ai vari piani di gestione nazionale, la cui applicazione, in alcuni casi tende a mettere in ginocchio l’intero settore della pesca: basti pensare alle diverse tipologie di reti utilizzate dai pescatori comunitari ed extracomunitari, come la derivante, a differenza di quelle italiane.
 
Roberto La Rosa         

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