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Governo Italiano, tavolo tecnico con la Regione Siciliana.

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 Esponenti del Governo italiano, il 28 novembre scorso hanno annunciato la creazione di un tavolo tecnico con la Regione Siciliana, per dare risoluzione all’eterna Questione Finanziaria Siciliana, che risale almeno agli anni ’70, da quando furono istituite l’IVA e l’IRPEF.Esponenti del Governo italiano, il 28 novembre scorso hanno annunciato la creazione di un tavolo tecnico con la Regione Siciliana, per dare risoluzione all’eterna Questione Finanziaria Siciliana, che risale almeno agli anni ’70, da quando furono istituite l’IVA e l’IRPEF.

 

«Il Ministero, alla luce di queste richieste, ha ipotizzato tre possibili scenari tecnicamente percorribili in quanto NEUTRALI DAL PUNTO DI VISTA FINANZIARIO, realizzabili mediante norme di attuazione:«Il Ministero, alla luce di queste richieste, ha ipotizzato tre possibili scenari tecnicamente percorribili in quanto NEUTRALI DAL PUNTO DI VISTA FINANZIARIO, realizzabili mediante norme di attuazione:1. passaggio al maturato per tutte o parte delle entrate di spettanza statutaria, lasciando invariato il livello di risorse e di funzioni esercitate; 2. trasferimento degli oneri attualmente a carico dello Stato relativi al finanziamento della sanità, della finanza locale e delle funzioni “Bassanini”, con contestuale incremento delle entrate compartecipate in misura corrispondente, mediante aumento dei decimi di compartecipazione all’IRPEF e/o all’IVA (già determinati sulla base del criterio del maturato) ovvero mediante passaggio al maturato per altre entrate statutarie;3. trasferimento di tutte le funzioni previste dallo statuto (ad esempio TPL, scuola, università) con contestuale incremento delle entrate compartecipate in misura corrispondente, mediante aumento dei decimi di compartecipazione all’IRPEF o all’IVA (già determinati sulla base del criterio del maturato) ovvero mediante passaggio al maturato per tutte le entrate statutarie. In tal caso, è necessario il coinvolgimento delle Amministrazioni di settore competenti, nonché della Funzione Pubblica.»Queste le tre “alternative” poste dal Ministero, tutte “neutrali” (cioè non cambia nulla), mentre per la “lamentata erosione del gettito” (cioè i tributi che lo Stato ha sottratto illegalmente alla Sicilia), la Ragioneria generale dello Stato è disposta a restituirli solo quando la Regione avrà dimostrato che le entrate che ha non sono bastevoli per dare i Livelli Essenziali di Prestazioni secondo il costo standard.
A quanto pare rispetto a questa comunicazione, sempre da fonti governative, si apprende che la Regione non obietta nulla, anzi si riserva di decidere quale scenario intende percorrere tra i tre prospettati.
Che questa sia una “soluzione” solo per l’Italia e non per la Sicilia, si vede a prima vista.
Secondo il prof. Costa, uno dei massimi studiosi delle finanze siciliane, siamo lontani dal dare ai Siciliani quanto spetta loro. Riportiamo un suo commento che ci sembra faccia chiarezza su ciò che sta realmente avvenendo sulla nostra pelle.
«Sto cercando di decifrare questo messaggio.È importante, perché così capiamo cosa vuole fare l’Italia della Sicilia con il nuovo governo.Non è facile.
Alternativa 1: Dare alla Sicilia tutto (o parte?, non è lo stesso) delle risorse tributarie maturate in Sicilia, lasciando invariato il gettito e le funzioni.Questa frase, perdonatemi se urto qualche suscettibilità, non mi pare abbia molto senso. Perché? Perché se oggi la Sicilia prende solo una frazione dei tributi che maturano sul suo territorio (dico una cifra a caso, il 50 %) e invece vogliamo darle tutte le risorse che maturano in Sicilia, com’è che il gettito resta invariato? Non capisco. Nel senso che il restante 50 % “fanno finta” di darcelo?
Alternativa 2: Passaggio di alcune, non tutte, funzioni residue dello Stato a carico della Regione, dando (con i “soliti” calcoli della Ragioneria generale dello Stato, di cui dobbiamo fidarci) altri decimali di imposte varie, oggi illegittimamente trattenute dallo Stato, alla Regione per far fronte alle nuove funzioni.Gioco a somma zero, apparentemente equo: volete funzioni? D’accordo, ma non preoccupatevi, vi daremo le risorse necessarie. A parte il fatto che questo farà aumentare i dipendenti regionali, e in mancanza di un’operazione verità farà aumentare il linciaggio a telecamere riunite, perché aumentando la spesa regionale (e diminuendo in parallelo i trasferimenti statali) l’Italia avrà buon gioco a farci passare per parassiti più di quanto non faccia oggi. Ma, a parte i media, resta un buco! Lo Stato, negli ultimi 20/30 anni, si è ripreso risorse che prima aveva passato alla Regione lasciando alla Regione le relative funzioni (ci sono dichiarazioni del cessato assessore Baccei in tal senso). A questi “furti” si sono sommati gli ulteriori regali di Crocetta. E ora che facciamo? Ci scordiamo il passato e diamo nuove risorse alla Regione ma non per riparare il furto ma per farle carico di altre funzioni? 
Alternativa 3: Diamo alla Sicilia tutte le funzioni cioè tutte le spese che le spettano per statuto (manca poco, giusto l’università e poco altro) e in cambio NON diamo tutte le entrate che spettano alla Regione, ma solo (come nell’alternativa di sopra) i decimi necessari dei tributi al finanziamento “giusto giusto” delle nuove funzioni (e c’è sempre da “fidarsi” della Ragioneria Generale per i calcoli). E come si ripara all’ingiustizia di prima? 
In sintesi lo Stato concede solo manovre “neutrali”, cioè che non costano nulla, cioè in cui non si restituisce nulla del furto fatto alla Sicilia sin dagli anni ’70 (ero un bambino, pensate da quanto dura il furto). E poi, alla fine, c’è da giurare che “neutrali” non saranno: ci daranno spese certe per 20 a fronte di entrate incerte per 20, che poi alla resa dei conti saranno per 15.
Di fronte alla richiesta della restituzione dei tributi “erosi” (per non dir “rubati”), cioè alla sostanza della Questione che rende i Siciliani sudditi e non cittadini (ma tanto nessuno ne sa nulla o quasi), la risposta è NO. Ve li diamo (in parte) solo se ci dimostrate che le risorse che avete a disposizione sono “inferiori” al costo standard (che non sappiamo in quanti secoli saremo in grado di calcolare). E poi passa un principio pericoloso: le entrate statutarie sono “nostre” solo se servono per pagarci un costo minimo delle funzioni trasferite alla Sicilia, se – per avventura – fossero anche di un centesimo superiori, questo centesimo NON lo possiamo utilizzare per migliorare i servizi o defiscalizzare, NO. Lo dobbiamo dare allo Stato italiano padrone. Mentre per il Veneto varranno altre regole: il maturato (entro certe %) in Veneto resta in Veneto; quello maturato in Sicilia resta in Sicilia solo se serve a pagare i servizi al costo minimo (chiamato “standard”), altrimenti va a Roma. E anche se è sotto questo costo minimo, ma non ci sono ancora calcoli (vogliono calcoli per scoprire che le nostre strade sono sotto gli standard minimi e così via), allora non ci tocca neanche questo, ma stiamo come ora, a costo zero.
Riepiloghiamo: maggiori funzioni alla Regione, nessun furto ulteriore (forse). Questo è tutto ciò che potete aspettarvi da questo governo.»
E quindi? Quindi la condizione coloniale della Sicilia è irreversibile, anche con questa maggioranza. E meno male che questo è il governo del “cambiamento”!Se vogliono veramente portare avanti un negoziato mettano nel tavolo tecnico non solo chi è preparato, ma chi difenderebbe certamente la Sicilia e non qualche interesse personale. Affidate al Prof. Costa la definizione degli accordi.Non sarà “neutrale” per lo Stato, perché la Sicilia deve riavere i suoi soldi. Ma a noi di un accordo “neutrale” dopo decenni, anzi secoli, di ruberie alla Sicilia, non importa nulla.

 

 

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