STRETTO DI MESSINA: L’ENNESIMO ABUSO DI STATO.

Comunicato congiunto Giovani Siciliani Liberi – Movimento Siciliani Liberi

La controversia di questi giorni, intervenuta tra il Ministro degli Interni ed il Sindaco di Messina, in merito alla gestione degli attraversamenti sullo Stretto, dimostra ancora una volta che lo Stato Italiano in Sicilia agisce nel più totale arbitrio, infischiandosene dell’autonomia amministrativa degli enti locali e degli stessi decreti emanati dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dal Presidente della Regione Siciliana.

Ci spiace dover constatare che, a parte qualche reazione emotiva in diretta tv, il Presidente Nello Musumeci non abbia mai concretamente mosso un dito per tutelare gli interessi della Sicilia, lasciando invece il campo libero alle prevaricazioni dello Stato.

Come ormai è noto, l’oggetto del contendere è, almeno apparentemente, il sistema di registrazione on-line messo a punto dal Comune di Messina, volto a monitorare e tracciare in maniera preventiva ed informatizzata il via vai sullo Stretto e la destinazione di chi entra in Sicilia. Un provvedimento che sembra dare attuazione efficace ai decreti che impediscono gli spostamenti da un comune all’altro dell’intero territorio nazionale.

Provvedimenti simili sono stati introdotti in altre regioni e comuni italiani. Su tutti ricordiamo il sistema adottato dalla Regione Sardegna, dove tutti i soggetti in entrata e partenza dall’Isola hanno l’obbligo di richiedere al presidente della Regione l’autorizzazione al trasporto almeno 48 ore prima dell’imbarco. Di analoghi poteri si sono dotate la Regione Valle D’Aosta e l’isola di Capri, eppure nessun parere del Consiglio di Stato si è pronunciato contro questi provvedimenti. Evidentemente, la Sicilia è una Regione a “trattamento speciale”.

Appaiono, infatti, davvero singolari le motivazioni e le modalità con le quali il Consiglio dei Ministri ha annullato l’ordinanza del Sindaco di Messina, basandosi su un parere, espresso in tempi record, del Consiglio di Stato secondo il quale il provvedimento del sindaco violerebbe i diritti costituzionali. Pronunciamento che dobbiamo considerare quantomeno beffardo, visto che milioni di persone restano oggi chiuse in casa, rinunciando alla libertà di movimento, al lavoro, alla loro privacy per effetto dell’entrata in vigore dei DPCM di marzo.

Da queste brevi considerazioni emerge chiaramente la natura punitiva dei provvedimenti assunti dallo Stato italiano nei confronti della città di Messina, rea di aver voluto difendersi dalla inefficienza del Governo.

A tal proposito, Il Ministero degli Interni, con la sua personale guerra al Comune di Messina ed al suo Sindaco, sta paradossalmente contribuendo a dimostrare che la Sicilia potrebbe difendersi adeguatamente dal rischio dell’aumento dei contagi solo se fosse uno Stato indipendente, libero di gestire gli accessi all’Isola come un qualsiasi altro paese sovrano.

Prendendo atto della realtà, tuttavia, ci limitiamo ad invitare il Presidente Musumeci a prendere almeno un provvedimento analogo a quello adottato dal Governo regionale sardo. Questo è il minimo che ci attendiamo da chi ha oggi l’onore e l’onere di rappresentare il popolo siciliano e di difenderne gli interessi e la sicurezza.

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