La scuola siciliana cade a pezzi

Lo scorso 1° dicembre a Gela sei classi di seconda elementare della scuola “Enrico Solito” sono dovute tornare in didattica a distanza. Ma non per l’emergenza pandemica. Per le infiltrazioni d’acqua.

Ieri si è appreso che anche a Palermo, nella notte tra il 1° e il 2 dicembre, sempre per infiltrazioni d’acqua, sono crollati due pannelli del controsoffitto della scuola “De Gasperi – Collodi” di via Briuccia. In via precauzionale, è scattata la chiusura di alcune classi di quarta, terza e seconda elementare.

Lo Stato dell’edilizia scolastica e dell’intera edilizia pubblica è fatiscente e l’assenza dell’ordinaria amministrazione è strettamente legata alla inefficienza e alla incapacità della classe politica e al sistema gestionale. 

L’inefficienza e l’incapacità non possono giustificare una situazione diffusa in modo omogeneo e capillare nel territorio siciliano.

La mancanza di risorse, ormai cronica, non può essere affrontata se non viene affrontata la questione finanziaria siciliana.

I comuni non possono affrontare la gestione ordinaria se ad essi non vengono garantite le risorse necessarie; figuriamoci se possono affrontare eventi straordinari.

Oggi più di ieri, Siciliani Liberi rilancia la necessità di mettere al centro dell’agenda politica la questione finanziaria e invita il governo siciliano ad avere il coraggio di affrontare il problema dell’edilizia scolastica, pretendendo i fondi previsti per questo settore.

Nel programma di governo la scuola deve avere un ruolo centrale perché è dalla scuola che possono emergere le risorse umane necessarie ad affrontare le sfide del prossimo futuro.

La nostra attenzione verso il sistema scolastico è massima e nel programma politico ci siamo posti l’obiettivo di trovare le risorse per raddoppiare lo sforzo economico per il settore scolastico e universitario.

È per rispondere a tale scopo che nel programma Siciliani Liberi ha previsto un investimento  massiccio di risorse nella scuola, università e ricerca che non può essere meno del 2 % del PIL, da estendere progressivamente al 3 % (a partire, quindi, da circa il doppio di oggi).

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