L’Italia che strangola la Sicilia, appello ai parlamentari: “Possiamo fermare gli ascari”

L’Italia strangola la Sicilia, fermare l’ascarismo è possibile. La Sicilia, unita, può ancora reagire agli accordi scellerati del governo-fantoccio di Crocetta: vi diciamo come

 

Non entriamo più di tanto nel merito degli “accordi” finanziari tra Stato e Regione (ve ne abbiamo parlato qui), se non per dire che non sono veri accordi ma diktat coloniali, supinamente accettati da Crocetta e dal PD. Quegli accordi non solo annullano l’autonomia e pongono la Sicilia al di sotto delle regioni a statuto ordinario, ma pregiudicano ogni possibilità di sviluppo per i prossimi decenni. L’unica parola che ci viene in mente è “saccheggio”: oggi l’Italia, di cui molto in teoria saremmo cittadini, sta saccheggiando la Sicilia, condannandola al sottosviluppo per i prossimi decenni. Non ci sarà mai più alcuna possibilità di trovare lavoro, se non fuggendo. Chi resta dovrà sopravvivere in una landa desolata e priva tanto di servizi pubblici essenziali quanto di elementari infrastrutture.

E chi ha messo la firma su questo accordo scellerato ha il coraggio di difenderla o – come fa il “NON” siciliano Baccei – di ridere quando sente parlare di diritti della Sicilia. La misura è talmente colma che questo accordo ha fatto ritrovare unità in tutte le altre forze politiche siciliane. Non avevamo mai sentito toni autonomisti tanto accesi nel Centro-destra come in questi giorni a memoria d’uomo. E così gli interventi in aula del Movimento 5 Stelle sembrano aver ritrovato un orgoglio siciliano che negli ultimi tempi si era un po’ appannato a favore del generico “moralismo”.

Bene, per noi indipendentisti è ancora poco, ma questo slancio non va sprecato. Noi siamo più avanti, e siamo l’unica risposta politica, l’unico voto utile, di cui dispongono i Siciliani per uscire dalle secche della sudditanza all’Italia. Qualche giorno fa, in una TV locale, il Prof. Armao ha fatto chiarezza sul fatto che noi non abbiamo diviso alcun fronte indipendentista, per il semplice fatto che fuori da Siciliani Liberi esiste ben poco indipendentismo organizzato. Dice il Prof. Armao che “loro” sono organicamente alleati con il centro-destra nazionale, che quella è l’unica alleanza possibile, mentre per noi indipendentisti un’alleanza di questo tipo sarebbe semplicemente una contraddizione in termini, incomprensibile per chi ci segue. Dice che loro sono a favore dell’Unione Europea e noi contrari, almeno in linea di principio, poi si possono fare mille distinguo e valutazioni di opportunità tattica sulla questione. Non poteva dirlo meglio, e più chiaramente. Ora, con queste dichiarazioni esplicite, si chiude ogni polemica stupida che abbiamo sentito sul web in questi mesi su presunte lotte personalistiche. Queste sono questioni cruciali di strategie e di contenuti, che segnano un solco incolmabile tra gli autonomisti dentro i partiti nazionali, o strutturalmente alleati a questi, e gli indipendentisti veri e propri, che con coraggio guardano ben “oltre” lo Statuto del 1946. Discorso chiuso, finalmente. Ora possiamo cominciare a parlare, con tutti.

Ed è proprio per questo che, nel rispetto delle differenze permanenti, oggi è possibile uno schieramento “istituzionale”, non “politico”, a difesa della Sicilia. Oggi questo schieramento, che è maggioritario in Sicilia, può fermare la manovra a tenaglia che sta strangolando la Sicilia. In questo dobbiamo imparare dalla storia. La Sicilia ha già commesso errori storici per troppo radicalismo che non dobbiamo ripetere. Il più importante fu nel 1812 quando i democratici, insofferenti di ogni retaggio del potere baronale, misero talmente in difficoltà il partito costituzionale dei “cronici”, pressato da loro a “sinistra”, e a “destra” dai reazionari come il P.pe di Belmonte che non volevano toccato alcun privilegio, che alla fine fu travolto dal centralismo italiano di allora.

Oggi pure in Sicilia ci sono due principali partiti, oltre agli Indipendentisti: gli ascari coloniali, da un lato, gli autonomisti, dentro e fuori i partiti italiani, dall’altro. La cosa peggiore che possono fare oggi gli indipendentisti è fare la guerra agli autonomisti perché non sono abbastanza autonomisti. Oggi dobbiamo spezzare la tenaglia che ci strangola. Abbiamo ascoltato gli appassionati interventi autonomisti di Lentini o di Cappello e quelli semplicemente immorali del PD. Non vedere la differenza sarebbe davvero miope. Oggi i Siciliani devono fare fronte comune contro questa sparuta minoranza di ascari asserragliati a Palazzo Reale o dintorni. Chi sostiene che i diritti della Sicilia possano essere impunemente calpestati, si chiami Anselmo, o Faraone, o Ferrandelli, deve essere additato a pubblico ludibrio come traditore, deve vergognarsi a uscire di casa, perché è grazie a loro se la Sicilia oggi è la terra più disgraziata d’Europa.

Facciamo pertanto appello ai Gruppi parlamentari di opposizione perché impugnino senza indugio al TAR un accordo che fa acqua da tutte le parti. Rinuncia a diritti irrinunciabili, come quelli costituzionali, e impegna un organo legislativo a fare quello che ha già deciso l’organo esecutivo; scavalca l’organo costituzionale preposto, la Commissione Paritetica, e si muove deliberatamente al di fuori dello Statuto vigente e delle norme attuative. Hanno uffici legali e risorse a disposizione. Perché non procedono subito? Dobbiamo aspettare fra altri due anni magari un’altra sterile mozione parlamentare, come quella che ha censurato l’accordo del 2014? Se non lo vorranno fare loro, valuteremo di farla noi. Raccoglieremo i soldi e troveremo gli avvocati giusti. Una strada più difficile dal basso, ma valuteremo se ci sono le condizioni per perseguirla.

Nel frattempo tendiamo una mano a tutti i Siciliani di buona volontà che vogliono salvare la Sicilia. Poi – su tutto il resto – ci divideremo. Perché il saccheggio italiano non si fermerà certo con un ricorso, ci vuole l’indipendenza. Ma la salvezza immediata della Sicilia, oggi, prima di tutto.

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