La Corte dei Conti e i furti statali: quello che la stampa non dice 3

Anche sulla sanità si conferma il dato generale, e cioè che c’ è la slealtà dello Stato alla base di ogni difficoltà

 

Arriviamo alla fine del nostro viaggio attraverso le pagine della relazione della Corte dei Conti Siciliana. Nelle prime due puntate (che trovate allegate in calce) si conferma un dato: se la Sicilia è senza soldi, la responsabilità è principalmente dello Stato.  Vale anche per la sanità. Vediamo un po’ cosa dicono i magistrati contabili: 

“Permane altresì la crisi di liquidità delle Aziende, ove si consideri che, alla data del 31 dicembre 2015, le somme relative al finanziamento della spesa sanitaria corrente, ancora da erogare da parte dello Stato, ammontano a più di 1.400 milioni di euro”. La spesa sanitaria, la voce più importante della spesa regionale, è paradigmatica dell’andazzo generale: si tappano i buchi causati dalle rapine statali con i debiti e i problemi non si risolvono, anzi si rinviano alle generazioni future, generando con l’occasione una strutturale fiscalità di svantaggio: “La copertura risulta assicurata, da un lato, mediante risorse destinate alla spesa sanitaria corrente e, dall’altro, utilizzando risorse che avrebbero dovuto essere destinate al risanamento dei deficit sanitari e, in definitiva, attraverso un aggravio, non più solo temporaneo, dello sforzo richiesto in termini di maggiore contribuzione fiscale ai cittadini siciliani”.

E la famosa storia che in Sicilia le siringhe costano di più che al Nord, che al Sud è “tutto uno schifo”? A quanto pare si tratta solo di una leggenda metropolitana: “Sulla base del monitoraggio effettuato dall’AlFA, la spesa territoriale della Sicilia si attesta per il 2015 al 12,05 per cento del fondo sanitario, superiore a quella registrata a livello nazionale, pari all’11,65 per cento, mentre la spesa ospedaliera risulta attestarsi al 4,30 per cento del fondo, al di sotto della media nazionale (del 4,93%), nonostante il superamento del tetto (3,5% del fondo), collocando la Sicilia, sotto questo specifico profilo, tra le Regioni più virtuose”.

E questa chi gliela racconta alla premiata ditta Rizzo & Stella? “Il risultato complessivo della spesa farmaceutica, in termini di incidenza sul fondo (16,35%), vede peraltro la Sicilia al di sotto della media nazionale del 16,58 per cento”. Già, l’indebitamento, ma se c’è un debitore c’è anche un creditore. Chi è il creditore della Regione? Quello principale è la Cassa Depositi e Prestiti, una cassa che amministra i risparmi postali, tra i quali anche quelli siciliani.

Dalla Relazione scopriamo che su 20 miliardi circa di bilancio regionale un miliardo serve solo solo per il “servizio del debito”, cioè per la restituzione di capitale più interessi. In pratica noi cittadini siamo tartassati, i più tartassati del mondo, e con le nostre tasse la Regione paga i debiti che le ha imposto lo Stato che le sottrae risorse. A sua volta lo Stato ci indebita prestandoci i risparmi dei nostri stessi risparmiatori postali. Abbiamo scritto “Giocondo” sulla fronte? A quanto pare sì.

Il focus sulla spesa del Personale testimonia di una vera e propria picchiata verticale (non ditelo a Rizzo e Stella per favore): “In tale quadro, emerge negli ultimi anni la tendenza, confermata anche per il 2015, a una graduale contrazione della spesa, in linea con la riduzione del dato occupazionale e con le politiche di blocco della dinamica retributiva. In particolare, i dati relativi agli impegni assunti dalla Regione per i redditi di lavoro dipendente (retribuzioni, oneri sociali e pensioni) registrano, nel 2015, una riduzione di 2,1 punti percentuali su base annua, attestandosi a 1.511 milioni di euro. Questo si aggiunge alla flessione del 3 per cento registrata nel 2014, e al 2,5 per cento ceduto nel 2013. Nel quinquennio 2011 – 2015 la spesa per retribuzioni e pensioni è complessivamente diminuita del 12,3 per cento (212 milioni di euro).” Se mai c’è stata una “bolla cuffariana” nel numero dei dipendenti questa oggi è completamente rientrata: la Regione oggi ha gli stessi dipendenti del 2006, e solo quest’anno sono diminuiti di più del 5 %.

E i forestali, i mitici forestali, quanto costano alla Regione? 250 milioni, più o meno, cioè uno “sputino” di quello che lo Stato ci deve… Se proprio vogliamo trovare un limite alla Relazione è che tante volte questa non ha il coraggio di andare alle cause dei fenomeni. Fa bene, ad esempio a stigmatizzare la diffusa pratica della stabilizzazione dei precari che si sostituisce ai concorsi o il blocco del turn-over, ma perché non va oltre e spiega perché in Sicilia non si fanno concorsi ma si stabilizzano precari? E perché la Sicilia non ha soldi per il ricambio e blocca il turn-over determinando un grave deterioramento delle proprie risorse umane? Anche in questo caso si dovrebbe picchiare duro contro lo Stato, e questa volta la Corte non se l’è sentita, si è limitata a registrare in modo notarile il fatto, riconoscendo pubblicamente, anche se solo sino a un certo punto, che in fondo il numero dei dipendenti regionali è influenzato dalle funzioni statali che sono state passate alla Regione.

E il mito, la solita minestra, della “spesa comunitaria che non si riesce a sbloccare”? Anche questo esce del tutto ridimensionato dalla Relazione. I fondi comunitari non si possono spendere per colpa del “patto di stabilità”. L’UE, ma chi l’ha inventata questa diavoleria?, se non spendi ti dice che sei inefficiente, ma se spendi dice che hai violato il patto di stabilità, chiaro no? Lo diciamo noi? No, la Corte: “Tale blocco della spesa, determinato dalla necessità di salvaguardare l’equilibrio piuttosto precario di bilancio e casse regionali, inevitabilmente, ha fatto mancare nel momento della massima accelerazione quella piena ed immediata disponibilità di risorse che sarebbe stata necessaria per un maggiore avanzamento finanziario del programma”.

Sui Comuni, su cui si potrebbe fare un articolo a parte, non vogliamo annoiare il lettore. Forse avrebbero potuto dire più chiaramente che stanno fallendo perché la Regione scarica loro tutto il proprio stress economico-finanziario. Diciamo solo una cosa, una delle più simpatiche, che abbiamo trovato nella Relazione. E cioè che in un solo triennio la spesa per il personale, che storicamente aveva un livello pro-capite più alto di quello nazionale (quante trasmissioni fatte sul numero dei dipendenti di Comitini…) per l’incidenza di politiche assistenzialistiche, è “crollata del 20 % circa”… Non male come risanamento no?

 

PRIMA PUNTATA

 

SECONDA PUNTATA

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