Altri tagli ai Siciliani. Dove comincia l’eversione di Stato?

Le notizie che arrivano da Roma, nell’indifferenza generale della politica siciliana, sono a dir poco gravissime.

Già oggi, con i suoi 1,3 miliardi l’anno, la Sicilia è la Regione che versa allo Stato il contributo più alto, in termini pro capite (circa il quadruplo delle altre Regioni), per il c.d. “Risanamento alla Finanza pubblica erariale”.

Ora detto contributo, stando a quanto trapela sulla legge di bilancio dello Stato, viene innalzato a 5,5 miliardi per tutte le Regioni a Statuto speciale. Non abbiamo elementi per poter quantificare quanto sarà il sacrificio chiesto alla Sicilia ma dubitiamo, vista la sua popolazione, che possa essere meno di 2 miliardi.

 

Questo significa che lo Stato, che ha appena finito di RAPINARE SENZA COMPENSO alla Sicilia e per sempre il 29 % dell’IRPEF con i nuovi “accordi” del giugno scorso tra Crocetta e Baccei, firmati da Mattarella lo scorso dicembre, cioè circa 2,2 miliardi l’anno, si avvia a togliere alla Sicilia altri 700 milioni circa, qualunque sia l’andamento del gettito tributario.

SI prova rabbia, una rabbia incontenibile, per la situazione di ignoranza in cui sono tenuti i Siciliani a causa del circo mediatico, che parte da Giletti e Fiumefredddo, passa per “Il Giornale” anzi per tutti i giornali e i mezzi di informazione italiani, e arriva alla “pupiata” di PIF che porta i gravi invalidi a Palazzo d’Orléans per urlare al “capro espiatorio”, mentre questi crudi numeri testimoniano che, non solo per gli invalidi, che dovrebbero avere ogni priorità, ma anche per quasi ogni altro servizio pubblico essenziale, in Sicilia si prospetta una vera e propria interruzione, trasformando la più bella isola del mondo in un inferno invivibile e disperato.

Noi dobbiamo urlarlo: l’Italia sta uccidendo la Sicilia, la sta strangolando. Ma i Siciliani, in gran parte, ancora non lo sanno, e pilotano altrove il loro disagio, la loro disperazione.

Questa ultima mossa del governo di Roma mette nel tritacarne la nostra carne viva. Dove sono le opposizioni? Dove sono i moralizzatori? Silenzio! Tutti “impiegati” in un partito italiano o alleati. Anche i giornali devono stare attenti a parlare se vogliono sopravvivere.

Roma, l’Italia hanno deciso che in Sicilia si deve morire o fuggire. Qua non è più – come pensavamo – un ricatto per togliere alla Sicilia ciò che resta, il fantasma dell’autonomia. Qua vogliono farci la pelle sul serio, e quel che è più grave con una schiera di collaborazionisti, tra politici, funzionari, accademici e artisti, tutti in mezzo a noi, fra gli stessi siciliani. Se questa è la classe dirigente del Popolo Siciliano, che nemmeno di fronte a questo massacro ha un sussulto di dignità, lasciateci dire che abbiamo la peggiore classe dirigente del pianeta.

Non è forse più tempo di mezze misure, di trattative per “l’attuazione dello Statuto” e simili.

Di fronte a questo attacco senza precedenti è l’ora dell’indipendenza, senza se e senza ma. Costi quel che costi, che lo preveda o no la Costituzione, ci deve essere un punto in cui la corda, troppo tirata, si rompe.

Riflettevamo sulla pacifica occupazione della Presidenza della Regione da parte degli invalidi gravi e dei loro familiari. Formalmente si può definire un atto eversivo. Ma tutti abbiamo simpatizzato per la loro nobile causa. La vera eversione è quella di Regione, e soprattutto dello Stato, di negare ai cittadini i propri diritti.

Secondo noi – ecco – siamo in presenza di una vera e propria eversione di Stato, in cui lo Stato taglieggia e strangola i propri stessi cittadini.

E se, anziché l’obiettivo sbagliato, avessero occupato l’obiettivo vero? Se loro, ma non soltanto loro, tutti i cittadini siciliani, occupassero pacificamente le nove prefetture dell’Isola? Simbolo di quello Stato che oggi ci tratta come carne da macello… Sarebbe un atto eversivo, sarebbe un atto insurrezionale? Sì, formalmente, e anche sostanzialmente se lo fanno quattro persone. 

Ma se a farlo fossero decine di migliaia di cittadini esasperati, sarebbe ancora tale? Se dicessero “Noi non ce ne andiamo finché lo Stato non toglie questo obbrobrio dalle legge di bilancio”, che farebbe lo Stato? Manderebbe a sparare sulla folla come Cialdini o La Marmora?

La vera eversione è quella dello Stato, ricordiamolo, che chiude o chiuderà scuole, ospedali, assistenza, trasporti, sicurezza, viabilità, tutto, e che in cambio vorrà sempre il 75 % di tutto ciò che produciamo, perché “ce lo chiede l’Europa”, la “maledetta” Europa.

Succederebbe che vinceremmo noi, per una volta, i Siciliani. Ma questo purtroppo non può accadere.

I Siciliani di oggi tutt’al più pensano che sia tutta colpa di Crocetta o dei deputati regionali o magari dello Statuto speciale.

Magari fosse così semplice…

Ma una speranza c’è: la nostra voce. Quella dei “Siciliani Liberi”. Finché ci sarà questa voce, e se avrà spazio, si potrà anche immaginare una Sicilia diversa, non più in catene. 

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