LE FAKE NEWS SULLA SICILIA – UN VADEMECUM PER I SICILIANI SUL WEB

 

 Notiamo con un certo disappunto che due anni di controinformazione non sono bastati a smontare le continue menzogne che circolano impunemente su tutti i giornali e le TV italiane sulla Sicilia.

È naturale. Quando mai il ladro ammetterà di rubare? Non solo, cercherà di ritorcere l’accusa di furto al derubato. Questo è normale e non ci sorprende.

Ma sulla rete ormai è impossibile impedire di controbattere e qui siamo noi in genere impreparati.

Abbiamo visto le reazioni di siciliani e meridionali in genere, e sono spesso povere di contenuti. Spesso, non riuscendo a confutare la falsità della disinformazione, si richiamano alla “solidarietà nazionale” con affermazioni pietose del tipo: “sì, siamo poveri, ma siamo fratelli, non ci potete abbandonare così”. Affermazioni che suscitano solo l’irritazione e la derisione dei “fratelli” nordici. Oppure ci si abbandona allo sterile revisionismo storico: “siamo così perché Garibaldi ha saccheggiato il Banco di Napoli, prima eravamo la terza potenza navale del mondo”, e lì risate…

No, cari amici, questa strategia è sbagliata. Dobbiamo semplicemente dire che i dati di cui dispongono e che sciorinano ogni giorno sono soltanto “falsi”.

Di seguito diamo un vademecum delle falsità, e le risposte che dovete dare puntualmente ad ognuna di queste.

I SICILIANI TRATTENGONO IL 100 % DELLE TASSE: SONO DEI PRIVILEGIATI, MALEDETTO STATUTO SPECIALE

FALSO! 

I Siciliani danno allo Stato tre tributi per quelle pochissime funzioni che questo deve svolgere, poi “dovrebbero” trattenere il 100 % delle principali imposte indirette e dirette, ma solo perché – come uno stato sovrano – poi con quelle devono provvedere a tutto come se appartenessero a uno stato indipendente. 

Ma lo Stato, cialtrone, mentre ha accollato alla Regione quasi tutte le spese che le competono (tranne la polizia, gli stipendi dei professori e un quarto scarso della spesa sanitaria corrente, e pochissimi altri spiccioli, tutta la P.A. per la spesa corrente è sulle spalle dei Siciliani), trattiene ILLEGITTIMAMENTE la maggior parte delle entrate tributarie.

Crocetta ha sancito la “legittimità” di questo furto con due accordi incostituzionali: con uno ha regalato SENZA CONTROPARTITA circa un terzo dell’IRPEF allo Stato, con un altro ha regalato circa i due terzi dell’IVA allo Stato, anche qui senza contropartita. Altro che 100 %! E questi due tributi non sono gli unici che lo Stato trattiene illegittimamente.

Non contento di questo, lo Stato deruba la Sicilia di 1,3 miliardi l’anno per il risanamento della finanza pubblica erariale (quest’anno forse anche di più), il QUADRUPLO, pro capite, di quello che chiede a tutte le altre regioni, e la seconda cifra in assoluto più alta dopo quella della Lombardia.

I SICILIANI RICEVONO DALLO STATO TANTI SOLDI PERCHÉ HANNO LO STATUTO SPECIALE

FALSO! 

La Regione vive dei tributi “devoluti”, cioè di quelle percentuali di tasse dei siciliani che lo Stato pietosamente le lascia per farla malamente sopravvivere. Lo Stato non trasferisce più nulla alla Regione, se non 2 miliardi scarsi, su un bilancio proprio di CENTINAIA DI MILIARDI, per un quarto scarso della spesa sanitaria corrente, comunque una piccola parte delle entrate che illegittimamente le sottrae. In pratica lo Stato non dà NULLA alla Regione, che vive dei tributi dei Siciliani, come uno stato indipendente. Persino il sostegno dello Stato agli enti locali si è quasi azzerato (poche centinaia di milioni ai Comuni, solo 3 milioni alle ex province, quantità negligibili nella finanza pubblica). 

Lo Stato non dà nemmeno servizi diretti ai Siciliani. Ha trattenuto solo gli apparati repressivi (magistratura, carceri, polizia, guardia di finanza), scuola, università e ricerca (ma solo gli stipendi, perché il diritto allo studio è a carico della Regione), e qualcosa per l’assistenza. Per tutto il resto la Sicilia fa da sé: dai musei, alla motorizzazione civile, alla protezione civile, tutto. Senza aiuto da parte di nessuno. E dove ancora la gestione è dello Stato i livelli qualitativi e gli investimenti sono ai minimi nazionali. La Scuola e l’Università siciliana sono state interessate dai peggiori tagli riservati a qualunque altra regione d’Italia, per fare un esempio. E in ogni caso quello che prende lo Stato dai tributi ad esso riservati (oltre ai furti di cui abbiamo parlato sopra) ripaga abbondantemente tutto: di sole accise petrolifere lo Stato incassa dalla Sicilia circa 5 MILIARDI L’ANNO! E IN CAMBIO LA SICILIA HA LE PEGGIORI STRADE, LE PEGGIORI INFRASTRUTTURE E L’ENERGIA PIÙ CARA D’ITALIA.

LA SICILIA HA FATTO 9 MILIARDI DI DEBITI FACENDO INTERVENIRE LO STATO PER RISANARLO

FALSO! 

La Regione ha fatto sì tanti debiti, ma non perché ha speso troppo, bensì perché lo Stato – come abbiamo visto – le ha lasciato le spese ma le ha sottratto le entrate. In questo modo la Regione, per chiudere i bilanci è stata costretta a fare debiti. E con chi li ha fatti? Con lo stesso Stato, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, che ha imposto mutui a tasso variabile più o meno usuraio: con una mano presta a interesse, quindi, ciò che ha rubato con l’altra. Altro che aiuto! E cosa presta la CDP? I risparmi postali, quelli che anche le famiglie e soprattutto i pensionati siciliani hanno contribuito a creare. Cioè ci presta i “nostri” soldi, a interesse però. Per fare indebitare la Sicilia ha imposto, nell’ultimo quinquennio, DUE VOLTE, la rinuncia a tutto il gettito che potesse derivare alla Regione dalla vittoria su contenzioso presso la Corte Costituzionale, e ha imposto, con l’entrata della nuova legge nazionale sulla contabilità, di azzerare tutti i residui attivi che la Regione vantava verso lo Stato, con il pretesto che erano “inesigibili” (certo! lo Stato aveva deciso di non pagare). Con i miliardi derivanti soltanto da queste rinunce della Regione il debito si azzererebbe in meno di un anno e la Regione andrebbe a credito con lo Stato.

LA SICILIA È TERRA DI SPRECHI NELLA SANITÀ – LA SICILIA È LA TERRA DEI FALSI INVALIDI, ETC.

FALSO!  

I conti pubblici territoriali dicono chiaramente che la Sicilia è buona PENULTIMA, sia per spesa sanitaria procapite, sia per spesa sociale. Da anni e anni lo Stato impone, con le sue vessazioni, continui tagli alla sanità, imponendo poi alla Regione l’inevitabile costo per le cure che i cittadini siciliani devono sopportare andando in altre regioni, quasi sempre nel Nord Italia.

L’ITALIA MANTIENE IN SICILIA UN ESERCITO DI 24.000 FORESTALI, QUANDO IN SICILIA NON CI SONO FORESTE

FALSO! 

Primo perché l’Italia non mantiene un bel niente. I cosiddetti “forestali” sono pagati dalla Regione, cioè dalle tasse dei Siciliani. 

Secondo perché sono “forestali” solo di nome, mentre in realtà sono in parte operai addetti alla manutenzione del territorio o operatori antincendio: il confronto con il Canada è fuorviante. Non sono certo guardiacaccia.

Terzo perché non sono 24.000. Sono stagionali, che vanno moltiplicati per 0,5 (i 151sti) per 1/3 (i 101sti) e per 1/4 (i 78sti), in quanto pesano sulle casse pubbliche solo per i mesi in cui lavorano. Se si ponderano per il loro giusto peso sono meno di 7.000. Forse ancora troppi, ma meno di quanto si dice e comunque sulle nostre spalle, non certo su quelle del resto del paese.

Qualcuno obietta che, se non lavorano, nei restanti mesi prendono l’indennità di disoccupazione dell’INPS e, per questa via, sarebbero a carico del resto del paese. 

Ma l’assistenza ha leggi uguali in tutta Italia, non l’abbiamo deciso noi. Se uno stagionale è disoccupato nei mesi che non lavora ha diritto in Sicilia allo stesso trattamento che vige in Lombardia o no? Quando i lavoratori siciliani pagano una quota dei loro contributi per prestazioni assistenziali come l’indennità di disoccupazione, o la mobilità, o la cassa integrazione, dove c’è scritto che queste si debbano utilizzare solo se avvengono a nord del Garigliano? Se si trova un “forestale” che nei mesi di “disoccupazione” lavora in nero, che si denunci. Chi ha diritto all’indennità non può essere colpevolizzato perché lo Stato non fa i suoi controlli.

LA SICILIA È LA PATRIA DEI DIPENDENTI PUBBLICI

FALSO! La Sicilia è buona 12ma per numero di dipendenti pubblici pro capite, dopo regioni come la Toscana. Questo dato è semplicemente un falso clamoroso.

LA REGIONE HA PERÒ UN NUMERO DI DIPENDENTI ESORBITANTE, PARI A QUELLO DI ALTRE 12 REGIONI MESSE INSIEME.

FALSO! O meglio formalmente vero, ma del tutto irrilevante. 

In Sicilia i regionali svolgono le funzioni che altrove sono svolte dallo Stato. E quindi non è il numero dei regionali che va posto a confronto ma quello dei pubblici nel suo complesso che – come abbiamo visto sopra – ci vede buoni 12mi, dietro altre 11 regioni! Anzi, il fatto che da noi siano dipendenti della Regione e non dello Stato è un indice di virtù e non di vizio, perché vuol dire che la maggior parte delle funzioni pubbliche ce le paghiamo da noi, e non chiediamo niente a nessuno.

MA I PRIVILEGI DELL’ARS, I FUNZIONARI SUPERPAGATI, GLI “ONOREVOLI”, I VITALIZI?

FALSO problema anche questo!

Stiamo parlando di poco più di 100 dipendenti su decine di migliaia di dipendenti pubblici in tutta la Sicilia. Ammesso che siano privilegiati, sono meno dell’1 % del pubblico impiego. Vanno a finire sempre sulle prime pagine dei giornali, ma poi – grazie a loro – sono colpiti milioni di Siciliani incolpevoli. E comunque condividono tale “privilegio” con tutti i dipendenti degli organi costituzionali, compresi i dipendenti dei consigli regionali delle regioni a statuto ordinario!

Rispetto a questi, per la maggiore “dignità” (ormai solo teorica) del Parlamento siciliano, furono equiparati in passato ai dipendenti del Senato ma ormai questa equiparazione, che comunque non era prevista dallo Statuto, ma da una decisione dei lontanissimi anni ’40, è stata superata. Sono stati posti dei tetti alle retribuzioni e per i nuovi assunti le retribuzioni sono scese ancora, avviandosi a normalizzazione.

Anche i vitalizi per gli ex deputati sono stati aboliti, così come i diritti alla pensione anticipata, in linea con tutto ciò che si è fatto esattamente in tutta Italia.

In altre parole, il funzionamento dell’ARS da un punto di vista finanziario non è più significativamente differente da quello di tutti gli organi costituzionali italiani. Non c’è più uno scandalo “siciliano”, se mai c’è stato. E comunque si tratta di una percentuale trascurabile dell’impiego e della spesa pubblica.

Anche i numeri che girano ogni tanto sul costo dell’ARS o degli stipendi ai dipendenti e deputati cessati non tengono conto del fatto che la Sicilia ha una Regione dal 1947 e non dal 1970, con la conseguenza che gli oneri per pensioni sono ovviamente maggiori, né del fatto che l’Assemblea è ospitata in un prestigiosissimo palazzo storico, che necessità di speciali cure (si pensi alla Cappella Palatina) e non può in alcun modo essere paragonata al palazzone dell’EUR della Regione Lazio o al Pirellone della Lombardia, grattacieli anonimi.

Certe volte sembra quasi che i residui privilegi di questa categoria siano apposta tenuti in vita per poter colpire tutti gli altri Siciliani che con tutto ciò nulla c’entrano.

I DIRIGENTI DELLA SICILIA PERÒ SONO TANTISSIMI: UNO OGNI 9 DIPENDENTI

FALSO!

I veri dirigenti, di prima e seconda fascia, corrispondenti a quelli delle altre amministrazioni pubbliche, in Regione si sono ridotti a ZERO, perché sono andati tutti in pensione. Volendo contare quelli che ne hanno preso le funzioni, con incarichi a termine, attinti dalla 3a fascia, si arriva a poche centinaia, esattamente in linea con il resto d’Italia.

La cosiddetta 3a fascia, una “strana” istituzione voluta da Cuffaro all’inizio del millennio, inquadrò in una fascia intermedia tra dirigenti e funzionari una sorta di “superfunzionari”, non inquadrabili in quella che era la dirigenza in altre parti dello Stato. Normale che fossero più di 2.000. 

Lombardo già pose termine a quest’anomalia, ponendo la categoria a esaurimento e non assumendo più dirigenti a tempo indeterminato.

A un decennio circa da quell’intervento l’anagrafe ha fatto il suo corso. Nel prossimo lustro quasi tutti i dirigenti della Regione (anche quelli di terza fascia, quindi, non propriamente dirigenti) andranno in pensione. Il problema, quindi, è semmai quello opposto di ricostituire una dirigenza della Regione ormai svuotata e in procinto di sparire del tutto.

E INFINE IL “RESIDUO FISCALE”: STATISTICHE ALLA MANO LA SICILIA È MESSA PEGGIO DI TUTTE, RICEVE 10 MILIARDI L’ANNO IN PIÙ DI QUELLO CHE DÀ.

FALSISSIMO!

Si tratta di statistiche farlocche che, oltre a contare il comparto previdenziale che non ha senso (molti pensionati siciliani hanno lavorato nel Nord Italia e comunque hanno prodotto la loro pensione con i loro contributi), contiene due vizi logici gravissimi:

  • contano come “trasferimento dello Stato” i tributi devoluti, cioè le stesse tasse dei Siciliani che in teoria lo Stato considera come proprie  e poi graziosamente retrocesse alla Regione;
  • regionalizzano le entrate considerando la sede legale dell’impresa che produce il reddito, e quindi il luogo della riscossione e non il luogo in cui il reddito è maturato, privilegiando così il Nord dove è più facile che un’impresa “nazionale” ponga la propria sede legale.

 Il vero conto del residuo parla di 10 miliardi l’anno, al contrario, che dalla Sicilia prendono il volo per l’Italia.

 

Bene, cari amici, queste in pillole le balle più ricorrenti sulla Sicilia, e le risposte che vi consigliamo di dare.

Qualcuno si potrà chiedere perché questa “congiura della menzogna” contro di noi?

Ma è semplicissimo: solo spargendo queste bugie si potrà continuare a rubare impunemente. Il fango è la copertura ideologica del saccheggio.

Ricordate la favola di Fedro. Cosa diceva il lupo? “Mi sporchi l’acqua, se non lo hai fatto tu, lo ha fatto tuo padre, e comunque ti mangio”.

Via dall’Italia, con ogni mezzo, finché siamo ancora vivi! Dentro, non ci lasceranno una goccia di sangue. Non saranno sazi finché non ci vedranno morti.

 

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