Trivelle in Val di Noto

Pubblichiamo volentieri un contributo di Daniela Boscarino, presidente onorario dell’ecosezione”Cava Ispica” del Movimento Azzurro, Modica, sulla questione delle autorizzazioni rilasciate dalla Regione Siciliana alla società Maurel et Prom, per ricerche nel sottosuolo del Val di Noto. Condividiamo pienamente le preoccupazioni espresse e ci schieriamo a fianco dei cittadini e della associazioni che si oppongono ai decreti autorizzativi.

Il Val di Noto è uno dei Patrimoni dell’Umanità Unesco italiani che più affascina. Inserito nel 2002 per il valore di quelle città che rappresentano l’apice e la fioritura finale dell’arte barocca in Europa, custodisce tuttavia altri tesori altrettanto importanti e preziosi, anche se meno noti. Tra questi vi è la Valle del Tellaro, un sistema idrografico costituito dal fiume Tellaro e dai suoi affluenti che serpeggia placidamente tra le ex province di Ragusa e Siracusa.

Il Tellaro nasce alle falde di Poggio del Lupo e di Monte Loi, andando a sfociare ad Eloro. Lungo il suo corso attraversa ora le balze ripide e spigolose del tavolato ibleo, ovvero le rocce della “Formazione Palazzolo” ora quelle più dolci e sinuose della “Formazione Ragusa”, infine quelle calcaree e marnose della “Formazione Tellaro”.

Scendendo lungo i dolci tornanti sembra quasi di approdare verso un piccolo Eden, scolpito nei secoli dal lavoro rispettoso dei contadini.

Negli ultimi anni vi sono nate molteplici aziende che cercano di lavorare in simbiosi con questo giardino; vi sono infatti fattorie didattiche, aziende che vanno oltre il bio verso un’agricoltura naturale che usa, al posto di pesticidi e diserbanti, solo prodotti vegetali, poi vi sono aziende che puntano al ripristino e reimpianto di specie arboree ed erbacee locali che nel tempo stavano scomparendo e così via.

Tutta la valle del Tellaro, così come le altre cave iblee, rappresenta una ricchezza incommensurabile per la protezione del paesaggio, degli ecosistemi, del sistema idro-geologico, della biodiversità. Non dimentichiamo che l’Unione Europea ritiene fondamentale arrestare il declino della biodiversità definendola priorità ambientale fondamentale. Vi sono poi anche zone di grande importanza storico-archeologica come la preziosa villa del Tellaro.

Questo contesto quasi idilliaco, potrebbe essere inspiegabilmente sconvolto da una autorizzazione del Presidente siciliano Musumeci che, in deroga ad una legge nazionale (il decreto semplificazioni che ha sospeso in tutta Italia i permessi di ricerca), ha autorizzato la Maurel et Prom (ex Panther Eureka Srl) a procedere con un rilievo geofisico all’interno del permesso di ricerca “Fiume Tellaro”, che oggi riguarda un’area di 660,37 chilometri quadrati e sei comuni.(Pare che la valle del fiume non sarà interessata, ma il nome è stato scelto a caso!)

La Maurel et Prom sul proprio sito rassicura i siciliani. Dice infatti che si tratta solo di un rilievo geofisico non invasivo che non avrà alcun impatto ambientale e che lo studio anzi consentirà una migliore conoscenza del sottosuolo. Ora, sarà una nostra deformazione da siciliani a cui nessuno ha mai regalato niente, ma la domanda crediamo sia legittima: Come mai la Maurel et Prom, società impegnata nelle attività di ricerche e sviluppo delle risorse energetiche, impiega 50 operatori, 30 tecnici, 10 aziende locali da Settembre 2019 a Febbraio 2020, solo per “una migliore conoscenza del sottosuolo”?

E ancora, in una nota, il governo guidato dal presidente Nello Musumeci ha ribadito “la contrarietà a ogni eventuale futura attività estrattiva che possa costituire un pregiudizio per l’equilibrio ambientale e paesaggistico dell’Isola”. Come farà Musumeci a prevedere se l’attività estrattiva distruggerà l’equilibrio ambientale e paesaggistico o meno? Quante volte le aziende hanno assicurato che non avrebbero creati impatti sui territori, disattendendo sempre le promesse? Quale risarcimento chiederà la Maurel et Prom se la Sicilia si opporrà all’attività estrattiva?

Contro i decreti che autorizzano l’azienda francese si sono schierati Legambiente, il WWF, Italia Nostra e Zero Waste, oltre al comitato No Triv. In questi giorni il TAR ha respinto il ricorso del comune di Noto, non per i suoi contenuti, ma per ragioni territoriali. Si attende ancora invece la risposta del ricorso degli altri comuni e la risposta all’interpello votato da 16 comuni del distretto turistico del Sud-Est inviato al MISE (Ministero sviluppo economico), affinchè intervenga sospendendo le ricerche petrolifere in territorio siciliano.

Siamo certi che nessuno si illude che i rischi connessi alle attività estrattive, come sversamenti, inquinamento falde per non parlare di rischio sismico, possano essere monetizzati dalle royalty. Nessuna somma potrebbe restituire ai Siciliani quel piccolo Eden che è il Val di Noto, in caso di malaugurato incidente.

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