ISTRUZIONE PER L’ABUSO

Mentre le nostre scuole segnano il passo (infrastrutture fatiscenti, mense col contagocce, diminuzione delle classi sempre a causa degli accorpamenti e con un numero di studenti sempre più alto, “le famose “classi pollaio”), le Regioni del Nord hanno una copertura di tempo pieno e prolungato che sfiora il 100%. I test Invalsi decretano che il Nord, in mano per un buon 80% agli insegnati del Sud, raggiunge risultati di eccellenza mentre il Meridione segna il suo default in istruzione: evidentemente fuori siamo bravi e giù, a casa nostra, diventiamo brocchi.
La realtà è molto più semplice: i professionisti della Scuola servono al Nord, i figli dei colleghi al seguito servono al Nord, i nostri stipendi servono al Nord. Il progetto distruzione scuola del Sud è continuato in questi anni, fagocitando la scuola nella sua interezza, tutti i gradi, non risparmiando nemmeno l’Università.
Le nostre eccellenti Università oggi sono snobbate, perché occorre convogliare gli studenti al Nord. Prima accadeva questo: le famiglie investivano negli studi universitari dei propri figli che, una volta laureati, trovavano lavoro al Nord, investimenti in competenze al servizio del nord; oggi anche questo deplorevole step è stato superato poiché le famiglie mantengono i figli nelle Università del nord perché là I nostri ragazzi possono fare i colloqui e mentre studiano recuperare un lavoro. Il Sud non pervenuto.
L’ultimo atto un decreto, cosiddetto Salva-Precari che nelle modalità e sulla carta pubblicizza una proposta di lavoro ampia, paventando ruoli per un numero non definito di docenti precari. Nella realtà resta un pezzo di carta (straccia), considerato che “Un ministro” si è dimesso perché i fondi per la Scuola non ci sono ed allora appare chiaro che la nuova idea di Scuola-Postificio serve solo per una perenne campagna elettorale iniziata anni fa e mai finita.
La Scuola di nessuno, quella Siciliana, negli ultimi sei anni in Sicilia registra l’incidenza di 4658 disabili in più. A fronte di una valanga di insegnati di sostegno siciliani specializzati fuori sede, a dicembre scorso, alla soglia delle vacanze natalizie, i dirigenti ancora inseguivano docenti di qualunque graduatoria d’istituto, per incaricarli sul sostegno (si veda allegato 1 Scuola e disabilità”).
La Repubblica, testata autorevole, riporta un articolo a firma di un sindacato che siede alle trattative e che afferma: “Sorpresa, in Sicilia mancano maestri, insegnati di sostegno e professori”, 8000 docenti siciliani sono esiliati al nord senza speranza di rientro.
Il calo demografico mostra una fotografia impietosa; le cinque aeree interne della Regione, Sicani, Madonie, Nebrodi, Calatino, Simeto – Etna, nel 2019 segnano un meno 14.000 unità. Qualche giornale ha titolato “Scomparse nel nulla tre intere città”, in Veneto invece, ad esempio, la popolazione torna a crescere, 5 mila abitanti in più, certamente non da addebitare solo alla presenza degli stranieri. Nell’ ultimo dato pubblicato, la Sicilia ha segnato un meno 12.350 studenti, chiuse 39 scuole, 43.000 studenti in meno negli ultimi sei anni (si veda allegato 2 Scuola in Sicilia”) mentre qualche intellettuale si prodiga in televisione a far passare l’idea che le famiglie del Sud non investono sull’istruzione, che i nostri studenti non hanno le stesse competenze degli studenti del Nord, nel campo della scienza, dell’informatica e nella “comprensione del testo”.
Scuole italiane da ristrutturare. Era il 2014, a prenderne atto, se ve ne fosse ancora bisogno, fu lo stesso Ministero dell’istruzione. Nel gennaio 2014 l’allora ministro Maria Chiara Carrozza nell’atto di indirizzo per l’anno 2014 mise nero su bianco che “Nonostante gli investimenti per l’edilizia scolastica, non sufficienti ma comunque non irrisori (circa 1miliardo e 900mila euro negli ultimi dieci anni), l’edilizia scolastica continuava a presentare una situazione di “estrema difficoltà”. A seguire il Rapporto Ecosistema scuola di Legambiente che riportava tra l’altro: “Prendiamo in considerazione le 4 aree del nostro paese (nord, centro, sud, isole) possiamo osservare come nel nord la media degli investimenti per la manutenzione straordinaria risulti quasi tre volte quella del Sud, nonostante vi sia una maggiore necessità di interventi nelle regioni del Sud” (per gli edifici del nord si calcola una media di 12.077 euro per edificio, mentre a sud ci si ferma sui 5.193 euro). Era il preludio della crescita offerta formativa scuola del Nord, a seguire l’esodo delle competenze professionali.
Il 2019 doveva essere l’anno di svolta per il tempo pieno in Sicilia, in buona sostanza dei duemila posti aggiuntivi complessivi messi a disposizione dal MIUR per il tempo pieno, quelli assegnati alle scuole siciliane, hanno fatto salire il numero delle cattedre a 246; ma più di un terzo sono state restituite al MIUR per essere distribuite al Nord, anche perché durante le iscrizioni a gennaio la richiesta non equilibrava l’offerta e soprattutto perché in Sicilia mancano gli spazi, le mense e i fondi che permettano al tempo pieno di decollare.

Siciliani Liberi
Tavolo Tecnico Istruzione

 

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