IL CONSIGLIO REGIONALE DELL’ANCI SI RICORDA DELLO STATUTO, LO STATO DELL’INSULARITÀ. ALLORA AVEVAMO RAGIONE NOI

Apprendiamo con amara soddisfazione che finalmente i Sindaci Siciliani hanno preso atto che le denunce di anni di battaglie di Siciliani Liberi sulla Questione Finanziaria Siciliana erano le uniche per cui valeva la pena fare politica in Sicilia.

Per anni i Siciliani Liberi hanno sostenuto questa posizione, da soli. Il Prof. Costa, in tempi non sospetti diceva in una battuta “Un terzo dei Comuni siciliani è in dissesto, un altro terzo in pre-dissesto e il restante terzo fa finta di non esserlo”. Venivamo presi per catastrofisti. Abbiamo anche denunciato con lucidità che i bilanci, tanto dei Comuni, quanto della Regione, non si potevano chiudere, e non per “corruzione” della malapolitica locale, che pure non abbiamo mai smesso di denunciare, ma per la tremenda frode sui nostri conti, che ha radici antiche ma che ha raggiunto vette scellerate negli accordi tra le presidenze di Crocetta e Musumeci e uno Stato talmente avido da non rendersi conto che in questo modo in Sicilia si rischiava il collasso di tutta la Pubblica Amministrazione.

Diciamolo ancora con chiarezza: non è la Sicilia ad essere “povera” e ad avere bisogno di aiuto. È lo Stato che la defrauda dei suoi diritti garantiti costituzionalmente, calpestando lo Statuto speciale che doveva essere strumento di lotta ai disagi dell’Insularità e che una classe subalterna ha trasformato in un cappio nel quale siamo impiccati noi stessi.

Oggi l’attuale governatorato coloniale Musumeci-Armao si pregia di una norma di principio sul riconoscimento dei costi dell’insularità che andrebbe d essere inserita in Costituzione. Abbiamo letto la norma. Male non fa, ma è una norma di per sé vuota di contenuti. Per riempirla c’è sempre uno e un solo modo: dare piena e letterale attuazione allo Statuto del 1946, anzi portarlo ancora avanti come previsto dall’art. 174 del TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea). Riportare a casa le risorse finanziarie che ci spettano, consentire la fiscalità di vantaggio, disintermediarci dallo Stato e rapportarci direttamente all’Unione. Se non si farà questo sarà soltanto una petizione di principio platonica. Il riconoscimento dell’insularità e l’attuazione dello Statuto non sono DUE problemi diversi, ma UN solo problema.

E ricordiamo che se si ponesse un attraversamento stabile dello Stretto, forse si guadagnerebbe un quarto d’ora di strada, ma si perderebbe di colpo ogni diritto all’insularità senza averne mai neanche assaporato i benefici. ISOLA È BELLO! Le Regioni insulari europee hanno fatto dell’insularità, originariamente fonte di marginalità, un fattore di sviluppo. Non mettiamo la nostra identità secolare e i nostri interessi nelle mani di apprendisti stregoni.

Oggi finalmente i Sindaci si svegliano e chiedono l’attuazione dello Statuto in materia finanziaria, e – aggiungiamo – delle perequazioni previste dalla Costituzione della Repubblica italiana. Bene! Meglio tardi che mai. Ma vogliamo aggiungere qualcosa ai Sindaci, molti dei quali sono certamente sinceri, e ai quali non possiamo fare una colpa se in passato, nella disinformazione totale, non avevano posto la dovuta attenzione.

In passato non ci avete ascoltato, per favore oggi ascoltateci, fatelo per voi stessi e per i vostri amministrati.

Quello che vogliamo dirvi oggi e che con i “partiti coloniali italiani”, con tutti i partiti, non otterrete mai NULLA! Non affidate il vostro e il nostro futuro a una classe politica di ascari e traditori.

Errare è umano, perseverare è diabolico.

Siete nelle condizioni, con la vostra enorme forza elettorale, di esprimere un candidato civico che mandi tutti a casa. Fatelo, nel nome dell’attuazione dello Statuto e per dare finalmente contenuto concreto ai diritti dell’insularità. Noi vi appoggeremo, e insieme questa volta potremo vincere, riprenderci la Regione e risanare tutti i Comuni, dare risposta alle domande dei cittadini, delle famiglie, delle imprese, del futuro dei nostri giovani.

L’unica soluzione, di lungo termine, alla Questione Siciliana, non può che essere la piena indipendenza. Ma prima dell’indipendenza politica, già l’indipendenza partitica sarebbe un enorme passo avanti. Se avete preso questa consapevolezza, non sprechiamola questa volta.

Rispondi