Siciliani Liberi preoccupati per la politica aggressiva della NATO

Siciliani Liberi esprime la propria preoccupazione per il conflitto in corso nel Donbass; conflitto apparentemente lontano geograficamente, ma capace – per i suoi contraccolpi economici – di incidere pesantemente sull’economia già stremata della Sicilia, mentre flotte nemiche si confrontano minacciosamente nei “nostri” mari e non nel lontano Mar Nero.
Ancora una volta dobbiamo prendere le distanze dalla narrazione mainstream guerrafondaia e russofobica che attribuisce tutte le responsabilità della crisi ad un non ben definito “espansionismo russo” e manifestare la nostra vicinanza alla Federazione Russa, sostanzialmente oggetto di un aggressione unilaterale atlantista, voluta dalla delirante amministrazione Biden.
La realtà è che gli Accordi di Minsk sono stati violati unilateralmente dal governo ucraino, in un goffo tentativo di riconquista militare delle province dell’est russofono, cui non poteva che seguire la protezione e il riconoscimento della Federazione Russa.
Se si vogliono evitare ulteriori mutilazioni o smembramenti dello stato ucraino, l’unica realistica possibilità è quella di garantire le richieste di sicurezza russe da una dissennata espansione NATO fino alle soglie di Mosca. Condividiamo parimenti in gran parte le ricostruzioni storiche date dal Presidente Putin sulla nascita e formazione dello stato ucraino, tuttavia forse in alcuni punti dettate dalla drammaticità del momento e dalla contrapposizione in atto, e esprimiamo l’auspicio che lo Stato Ucraino, la cui realtà geopolitica appare comunque legittimata da ormai più di un secolo di vita, possa vivere pacificamente e ricucire al più presto i rapporti con il più grande vicino cui è legato, come la Bielorussia, da inscindibili legami storici, politici e culturali. La Sicilia, per prosperare, ha bisogno di un Mediterraneo di pace, e non è possibile nessuna pace senza tenere conto delle ragioni della Russia. Stiamo parlando di interessi vitali per la Sicilia, e non siamo disposti a trasformarci in una fortezza militare per una guerra per conto terzi.

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