ALL’OPPOSIZIONE MA NON ACCANTO A QUELLA ITALIANA 


Per la Sicilia cambia qualcosa con questo Governo Meloni? Viste le premesse, la risposta non può che essere negativa. Per la Sicilia non cambia nulla, esattamente come prevedevamo alla vigilia delle elezioni.

Siciliani Liberi continuerà, per rispetto alla Sicilia e ai suoi elettori, a fare la sua opposizione extraparlamentare a questo governo coloniale dal quale non ci sentiamo minimamente rappresentati.

Non è solo una questione di pochi “ministri siciliani”. Non ci interessano le “quote giallo-rosse”, se poi queste sono riempite da ascari pronti a votare qualsiasi atto che vada contro ai nostri interessi nazionali.

E non è nemmeno una questione preconcetta. Se ci fosse un governo italiano disponibile al dialogo, noi saremmo ben lieti di mettere da parte ogni “animosità”, come direbbe il presidente Schifani. Ma questa formazione non ci consente di abbassare la guardia.

I punti di contrasto, oggettivi, sono due: la continuità con il governo globalista Draghi, e la trazione violentemente nordista e antisiciliana.

Per quanto riguarda il primo punto, abbiamo un governo ultra-atlantista ed euro-fanatico; un governo che realizzerà l’inutile PNRR secondo gli ordini di Bruxelles, che porterà avanti l’agenda globale, e che in politica estera ha un “redirect” (come si dice in informatica) alla segreteria di Biden. La politica estera dell’Italia oggi esiste quanto quella della Sicilia: non c’è. Un governo che continuerà a spingere sull’orlo di una guerra contro la Russia che, ragione o torto che questa abbia sul piano del diritto internazionale, NON È il nostro nemico e non vale certo la nostra fame. Un governo che continuerà l’opera di distruzione dei ceti medi e di controllo sociale totalitario che va avanti dal 2020 senza alcuna opposizione, Covid o non Covid. A proposito di Covid, una parentesi: un governo che mette come ministro della Salute un consulente dell’odioso Speranza, forse non rimetterà l’infame lasciapassare o l’altrettanto infame coprifuoco, ma certo non promette per niente bene.

Per quanto riguarda, forse fatto ancora più grave, la trazione nordista, ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Abbiamo il “ministro del sud e del mare”, senza portafoglio, come “buen retiro” per Musumeci che in questi anni ha svenduto la Sicilia all’Italia e che ora andrà a scaldare la sedia in un ufficio senza fondi che già nel nome porta la ghettizzazione di una parte della Repubblica italiana. Perché il “mare” poi? boh! forse perché il “sud”, nome che a noi Siciliani fa accaponare la pelle, è “sole e mare”, mentre “al Nord si lavora”? Vai a capire. Da lì non verrà nulla di buono, se la persona che ricopre l’incarico è la stessa che ha rinunciato ad entrate costituzionalmente garantite e che poi servilmente “chiedeva aiuto a Roma”; aiuto che non è arrivato. 

Se non è un omonimo, non c’è nulla da sperare. Né c’è da sperare nulla nemmeno da Schifani, teoricamente “ministro” in ragione del suo ufficio di Presidente, il quale non ha MAI dimostrato, in 30 anni circa di carriera politica, il minimo interesse o sensibilità per i diritti della Sicilia. A noi penseranno invece Giorgetti, all’Economia, e Calderoli, ai rapporti con le Regioni. Due cani da guardia leghisti, posti a difesa dei privilegi ingiusti e violenti del Nord su cui si è sempre fondata la cd. Unità d’Italia. Giorgetti riuscirà nel miracolo di continuare l’austerità che piace a Bruxelles e di scaricarla, al contempo, quanto più possibile sulle parti più deboli del Paese. Lui e Calderoli metteranno in agenda il “loro” regionalismo differenziato che sancirà definitivamente il nostro passaggio, anche formale, a sudditi coloniali privi di reale cittadinanza, in condizioni di vera apartheid. 

Questo governo oppressivo per noi siciliani, verniciato appena di sovranismo (nordista) sarà talmente a noi ostile che finirà per far rimettere al centro del dibattito l’indipendentismo in Sicilia. Perché davvero non resta altra via d’uscita se non quella di uscire da questo paese asfittico, servile e parassitario nei nostri confronti.

Opposizione netta e dura quindi. Ma – sia ben chiaro – non a fianco del PD o di Conte. Con questi signori che ci hanno tiranneggiato per 11 anni circa non possiamo avere proprio nulla a che spartire. Ora sbraitano, perché forse, ma solo forse, l’agenda disumana e mirata alla distruzione dell’uomo e della famiglia voluta dal loro World Economic Forum subirà qualche lieve ritardo. Oppure per un fantomatico “pericolo fascista”, che vedono solo loro, mentre il vero fascismo l’abbiamo toccato con mano noi, in questi ultimi tre anni. No, nessuna collaborazione o confusione. Lasciamo la porta aperta appena alle cd. forze “antisistema”, uscite sconfitte dalla loro divisione elettorale alle politiche. Ma, anche lì, in modo molto vigile. E solo se rispetteranno i diritti della Sicilia. Non vogliamo aiutare nazionalisti italiani in erba a crescere, che poi magari ci ritroveremmo contro.

In ogni caso noi continuiamo a preparare la formazione di una classe politica nuova, autenticamente nazionale e siciliana.

Il primo passo è sostituire le élite coloniali che oggi sotto-governano la Sicilia. Nessuno sconto al governo centralista, nordista e globalista oggi impersonato da “Fratelli d’Italia” e soci. Sono nemici della Sicilia: li tratteremo come tali.

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