MA LA VON DER LEYEN È SICILIANISTA?


(di Massimo Costa)

Abbiamo riletto con attenzione il discorso tenuto dalla Presidente della Commissione Europea all’apertura dell’anno accademico dell’Università dgli studi di Palermo.
No, non abbiamo cambiato idea sulla nostra concezione critica verso di lei, e purtroppo anche sul ruolo della UE in generale. Troppe cose ci dividono, ma queste, tutto sommato ce le aspettavamo.
È venuta, naturalmente, a fare la sua propaganda unilateralmente pro-Ucraina e pro-guerra. È venuta a parlare dei “successi della politica vaccinale contro la pandemia”, senza una parola sul manifesto conflitto di interessi che la vede partecipe in primo piano. No comment. Non ha parlato di altre “perle” nell’agenda europea, se non con un riferimento al “green”, che non sempre coincide con una reale tutela dell’ambiente. Su questo nulla da aggiungere, davvero.
Quello che ci ha colpito, tuttavia, è il significato geopolitico di questa presenza.
Ci ha ricordato la visita di Xi Jin Ping di qualche anno fa, ovvero il numero di Limes dedicato alla Sicilia. Tutti, a quanto pare, sono consapevoli della portata strategica della nostra Isola, tutti la trattano come una vera e propria Nazione, tranne l’Italia, che letteralmente non sa che farsene.

Da un lato la Von Der Leyen sembra consapevole del fatto che in Sicilia ci sono venti di opinione che portano lontano dalle narrazioni ufficiali. Con riferimento alla guerra in Ucraina, dice testualmente “Visto dalla Sicilia [dalla Sicilia, non dall’Italia, si badi bene] potrebbe sembrare un conflitto lontano”. Con riferimento all’europeisimo in sé, sa che l’euroscetticismo (come dicono loro) è particolarmente diffuso: “Ma so che talvolta, nella vostra vita quotidiana, vi sentite lontani dal cuore dell’Europa”. Dall’altro, sembra intuire che un venticello nazionalista sta cominciando a soffiare in Sicilia, che la Sicilia merita rispetto, e soprattutto considerazione a sé, e non come remota ed estrema regione della Repubblica Italiana.

Questo fatto merita attenzione. Non vederlo e non fare alcuna riflessione sarebbe miope.
Intanto, a chi si riferisce quando evoca una Sicilia pacifista e antieuropeista? Che noi sappiamo nel panorama politico siciliano ufficiale sono tutti “allineati e coperti”. Sì, c’è Siciliani Liberi ad essere “contro” questo ordinamento, questa narrazione. Ma non eravamo irrilevanti? Che cosa sanno in Europa sull’opinione pubblica siciliana che noi stessi facciamo fatica a credere?
E poi, con riferimento al “Sicilianismo”, ma dove lo vede questo nazionalismo isolano che la spinge a farci queste carezze retoriche? Non sono tutti partiti italiani “allineati e coperti” all’Assemblea, tra gli intellettuali, all’università, etc.? Cosa c’è nei trend sotterranei che ci sfugge e che loro sanno? Che prospettive si stanno aprendo per la Sicilia nel mondo di oggi? Quale fiume carsico sta tornando alla luce?

Palermo diventa, nelle sue parole “Una delle capitali del Mediterraneo”, “Culla della cultura europea”. Ora, beninteso, è verissimo. Ma sembrano discorsi nostri questi, non proprio istituzionali; li avrebbe forse detti ad Ancona o a Bari o a Genova, con riferimento – con tutto il rispetto – alle Marche, alla Puglia, alla Liguria? No, avrebbe detto “sono venuta in Italia, in questa importante città”, etc…

Certo, è venuta a propagandare la “sua” idea di Europa, la stessa del WEF, disumana e transumana. Non ci commoviamo quindi. Ma ci dice che “Questa idea di Europa mi porta in SICILIA”, non in Italia, in Sicilia. Come se fosse un paese a sé. La retorica (ma anche realtà) di Sicilia “crocevia del Mediterraneo” e di “Palermo capitale europea” serve a sostenere le politiche dell’immigrazione (appena un cenno ai possibili rimpatri). Però è pur vero che non ha parlato di “dominazioni” (come fa la pubblicistica italiana) ma di “incontro” tra culture, ripristinando una verità storica che ancora oggi da noi non ha pieno diritto di cittadinanza.
Si dirà che sono blandizie: la Sicilia “al centro del progetto europeo”, la Sicilia – citando Goethe – “chiave di tutto”.
Ma non è che, al di là delle blandizie, ci è venuta a dire che la Sicilia ha un’importanza strategica tale che il suo controllo è vitale per l’Unione Europea, e che, pur di non perdere questo controllo, la UE è pronta un po’ a scucire i cordoni della borsa? Noi abbiamo avuto questa leggera sensazione. Che per l’Italia, beninteso, non vale. E dire che lì c’era il Capo dello Stato italiano presente! Che viene citato solo per ricordare una frase del fratello, Presidente della Regione Siciliana! Sergio non era quindi, per la Von Der Leyen, tanto il rappresentante dell’Italia, quanto piuttosto il fratello di Piersanti, uno dei più importanti rappresentanti della Sicilia, ancora una volta vista come Paese a sé.

Certo, è venuta a declinare le tematiche dell’agenda: energia pulita, migrazione, “prossima generazione europea” (termine questo che può voler dire tante cose, anche la minacciosa transizione culturale ed ecologica che incombe).
Sul primo punto la SICILIA viene definita “potenza dell’energia pulita per l’Europa”. In pratica ci è venuta a dire che siamo la cassaforte energetica dell’Europa. Non dell’Italia, dell’Europa intera! E non solo per la presenza di materia prima, come sole e vento, ma anche per la base industriale, citando la più grande “gigafactory” d’Europa per la produzione di pannelli solari. L’Europa ha un disperato bisogno della Sicilia per la sua energia. In cambio, ci sarebbe da chiosare, chiudono i laboratori d’analisi, dividendo energetico per noi pari a zero. Ma lì forse non è solo colpa dell’Europa, ma di un’Italia stracciona che riversa su di noi l’austerity che viene da Bruxelles.

Sul secondo punto, le migrazioni, solita pappardella retorica. Vada per il quadro di terra sia di immigrazione che di emigrazione. Ma mentre sull’immigrazione ci prospetta un ruolo non esattamente esaltante di hub di ricezione e smistamento di migranti (lasciamo perdere), sul piano dell’emigrazione le scappa un’affermazione a dir poco odiosa: “tanti giovani come voi HANNO SCELTO di partire per inseguire le loro aspirazioni altrove”. No, Signora Presidente, i nostri giovani non “seguono un sogno” come dice lei: sono stati espulsi dalla loro Madrepatria! E se non date risposte concrete vi troverete un Popolo contro. E forse lei lo sa.

Il terzo punto, i giovani, è legato al secondo: come potremo essere terra per giovani se i giovani se ne vanno? Però anche qua, non mancano i riconoscimenti; riconoscimenti che difficilmente arrivano dall’Italia, dove – chissà perché – risultiamo sempre ultimi o penultimi (e per questo ringraziamo sempre i fratelli calabresi) in tutte le graduatorie possibili e immaginabili. Addirittura vanteremmo “talenti incredibili”. La Sicilia sarebbe “ben al di sopra della media europea in termini di qualità delle pubblicazioni scientifiche, a dispetto di investimenti in ricerca e sviluppo molto inferiori alla media”. Cioè, traduciamo: “lo so che l’Italia vi ruba fondi di sotto e di sopra, ma riuscite ugualmente a essere i migliori, e noi lo sappiamo che avete una marcia in più”. Caspita! Ma nei Ministeri italiani ne sanno qualcosa? Seguono promesse, anche concrete a dire il vero, di finanziamenti di posti di ricerca, se ci dedichiamo ai temi più a cuore all’agenda europea. Promessa addirittura di finanziare offerta scolastica ed assistenza all’infanzia di qualità per conciliare lavoro e famiglia. Persino le politiche della famiglia, tanto osteggiate in genere in Italia e in Europa, pur di comprare i Siciliani e tenerseli fedeli! Ma in Italia lo sanno? Sembrano brani del nostro programma politico.
Chiusa addirittura in lingua siciliana sulla “Sicilia Bedda” e “Viva la Sicilia e Viva l’Europa”, così, scordandosi del tutto dell’Italia. In pratica non era in Italia, era in Sicilia, punto e basta.

Non possiamo fidarci, ci mancherebbe, ma le antenne sono drizzate. Almeno a parole c’è più rispetto che nella TV italiana. Mancano i fatti ancora, e non è affatto poco.
Riflessione finale: la UE è un attore globale, seppure subordinato agli USA; gioca su tanti teatri, e per loro la Sicilia è uno dei tanti. Ma ci pare di capire che per loro, se fosse necessario sacrificare l’Italia per favorire la Sicilia, sarebbero pure pronti a farlo. Solo che in cambio dovremmo sposarci Satana, con tutte le sue tentazioni, e, almeno con questa UE, non ce la sentiamo proprio. Capiamo che la Sicilia potrebbe presto ritornare in gioco, ma non vorremmo tornarci come l’Ucraina, per essere fantocci in prima linea, ma per riprendere il posto che ci spetta nella storia mondiale.

2 commenti su “MA LA VON DER LEYEN È SICILIANISTA?”

  • Cos'è venuta a fare Ursula von der Leyen in Sicilia? Le tesi di Massimo Costa e di Andrea Piazza – I Nuovi Vespri ha commentato il :

    […] della presidente della Commissione Ue. Ed è rimasto colpito. Così ha scritto un articolo (che trovate qui per esteso). “Ma non è che, al di là delle blandizie, ci è venuta a dire che la Sicilia ha […]

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  • SANTINO DI CARLO ha commentato il :

    Fino ad ora ho pensato all’indipendenza.Dopo questa lettura , mi viene di pensare al Separatismo .Anche la Fondazione La Loggia , dopo tanti anni , si accorge che abbiamo uno Statuto e nomina in particolare , l’articolo 37. Doneranno 20 mila copie dello statuto ,a giovani studenti siciliani che frquentano l’ultimo anno della scuola superiore. Niente ..niente il nostro messaggio ,in particolare quello del 18 c,m, , comincia ad interessare. Oppure i 270.000 di giovani mancanti per lavoro ,sono di profonda conoscenza in certi ambienti.??

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