Una Toppa per lo Statuto che rischia di aprire altri buchi!

“Siciliani Liberi” esprime parere favorevole allo spirito della modifica introdotta dall’On. Amata all’art. 43 dello Statuto. La modifica, che dà un termine perentorio allo Stato di 120 giorni per pronunciarsi sulla ammissibilità dei decreti attuativi votati dalla Commissione Paritetica, sembrerebbe poter sbloccare i tanti, troppi articoli del nostro Statuto bloccati con il pretesto che… ‘mancano i decreti attuativi’, quando questi ultimi dovevano esser pensati solo una tantum per il passaggio di funzioni e personale dallo Stato e non per inibire sistematicamente ogni norma dello stesso. E tuttavia non si può fare a meno di ribadire che la modifica renderebbe legittimo quello che è un abuso portato avanti da decenni a questa parte, ma non nei primi di vita dell’Autonomia: i decreti attuativi erano, e dovrebbero ancora essere, semplicemente Decreti del Presidente della Repubblica, votati dalla Commissione paritetica, che è commissione legislativa in sede redigente in cui già lo Stato è ben rappresentato. Non si capisce perché, a un certo punto della storia della nostra Autonomia, i deliberati della Commissione sono andati in Consiglio dei Ministri (che PARITETICO NON È AFFATTO, ANCHE QUANDO IL PRESIDENTE DELLA REGIONE VIENE INVITATO COL RANGO DI MINISTRO!), dove vengono approvati nella forma di Decreti Legislativi, prima di andare alla firma del Capo dello Stato. In questo modo l’attuazione dell’Autonomia è rimessa ad un organo non paritetico in cui il Presidente/Ministro è sistematicamente in minoranza. La riforma è quindi insidiosa, anche se fatta con le migliori intenzioni. Per non parlare della mostruosità di un decreto legislativo … senza legge delega… Invitiamo pertanto l’Ars a ritornare su questa decisione. La Commissione vota i decreti attuativi ma poi al Capo dello Stato, e solo al Capo dello Stato sia rimessa la possibilità di rinviare, e UNA SOLA VOLTA, in Commissione le proposte di Decreto entro 120 giorni dalla loro ricezione, più o meno come accade con le ordinarie leggi parlamentari. Appare del tutto fuori luogo, peraltro, ogni intervento preventivo di organi giurisdizionali dello Stato quali la Corte dei Conti o la Corte Costituzionale. Se lo Stato, per mezzo dei suoi due rappresentanti, non è d’accordo, voti contro il disegno di decreto attuativo. Ma se ha votato a favore non c’è alcun conflitto di interesse: Stato e Regione PARITETICAMENTE hanno già deciso. Il giudice costituzionale, come per tutte le altre leggi, sarà chiamato a decidere solo se e quando sarà sollevata da chi ne ha titolo la questione di legittimità costituzionale, e questo del tutto a prescindere dalla questione “Alta Corte” che per i partiti italiani è chiusa e per noi no (per inciso, l’inclusione esplicita della Corte Costituzionale nello Statuto equivale ad una esplicita abrogazione della prima, fino ad oggi solo ‘de facto’, ma – ripetiamo – non è neanche questo oggi il punto). Il rischio concreto è quello di legittimare il corrente abuso di decreti legislativi anziché DPR, e non sarebbe la prima volta che ciò accade nella triste storia coloniale dei rapporti tra Sicilia e Italia, e di attribuire ancora una volta alla ‘graziosa concessione’ dello Stato la possibilità di attuare uno strumento vitale per spezzare la spirale del sottosviluppo come sulla carta ancora è lo Statuto della Regione Siciliana.

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