Importiamo il 70% dei nostri alimenti mentre la nostra agricoltura muore: è ora di dire basta!

Pozzallo

Abbiamo incontrato gli agricoltori a Pozzallo. Ci hanno raccontato della crisi che vivono per la totale assenza di politiche in loro favore mentre le multinazionali ingrassano e mentre noi mangiamo schifezze che ci arrivano da ogni dove. La Sicilia deve puntare a riappropriarsi del suo comparto più strategico come ha spiegato bene anche il professor Guarnaccia che era con noi…

“Liberiamo Palermo”: parte la sfida di Siciliani Liberi

In vista delle prossime elezioni amministrative, Siciliani Liberi scalda i motori con la prima assemblea cittadina del movimento in cui si è discusso delle criticità che ammorbano la città e dei programmi necessari per un suo rilancio. Il primo passo resta sempre uno: liberare la Sicilia dagli ascari di qualsiasi colore… (nella foto da sinistra: Massimo Costa, Enzo Cassata e Antonella Pititto)

INDEPENDENCE DAY! La vera indipendenza è dall’Europa!

 23 giugno 2016: sconfitta storica per l’Europa dei banchieri! La prima vera grande Waterloo dove l’agenda mondialista va in pezzi, proprio nel paese in cui, qualche secolo fa, il mondialismo è nato. Una nemesi della storia. Il drago che succhia sangue a centinaia di milioni europei è stato colpito, questa volta forse a morte. Il terrorismo psicologico, e forse anche quello in senso letterale, non è bastato a fermare lo spirito libero degli Inglesi che hanno sconfitto già due volte l’imperialismo continentale, e che si avviano a sconfiggerlo per la terza volta. Ma qual è la lezione che arriva da Londra? Secondo noi sono tre.

L’origine della Questione Siciliana in un’investitura impossibile

Quando entrano in scena i Normanni le questioni giuridiche siciliane diventano particolarmente controverse e soprattutto molto piú complicate rispetto alla piana condizione “provinciale” che per innumerevoli secoli aveva caratterizzato la Sicilia e questo ci costringe a tirare il freno a mano e a fare un po’ di “moviola” su quegli anni cruciali.

Per alcuni storici, andando alla sostanza, c’è poco da capire: l’XI secolo è quello in cui un popolo venuto dalla Normandia (e qualche secolo prima dalla Norvegia) passa dallo stato di capitani di ventura all’inizio del secolo a quello finale di padroni della Sicilia e di tutta l’Italia meridionale con la sola esclusione del piccolo Ducato di Napoli e dell’Abruzzo, questo ancora saldamente inserito nel sistema feudale dell’Italia centro-settentrionale.

Ma, seppure confusamente, anche allora c’era un diritto pubblico e un bisogno di legittimare le conquiste con il diritto. Ecco, noi – d’ora in poi – esamineremo con la lente d’ingrandimento tali questioni di legittimità dando su di esse anche il nostro modesto parere.

La prima fonte di complessità che incontrerà la condizione della Sicilia al suo rientro nel mondo cristiano era che essa aveva lasciato un mondo ancora complessivamente unitario, in cui era riconoscibile la traccia dell’antico Impero Romano, ed ora trovava invece “due” cristianità, l’una latino-occidentale e l’altra greco-orientale, che si erano a vicenda scomunicate e non piú riconosciute.

In fumo sotto i nostri occhi il nostro patrimonio più grande

 

 

Non ci sono parole per esprimere l’amarezza che abbiamo provato ieri nel vedere andare in fumo pezzi così importanti per il nostro territorio. Non sono solo i rischi per le persone, pure gravissimi, a preoccuparci, ma i danni permanenti che questi incendi causano. Ad ogni incendio di questi diventiamo più poveri, più poveri per sempre della più importante delle nostre risorse. Il territorio sta a una nazione come il corpo sta a una persona. Se ti rubano 100 euro puoi rimediare, se ti spezzano una gamba non sempre.